Non perché delle volte abbiamo fastidio al nostro occhio significa che la nostra lente a contatto è stata messa al contrario o che abbia un difetto suo proprio, intrinseco.
Questo ho imparato: non sempre sono gli strumenti ad essere sbagliati, piuttosto sbagliamo l’interpretazione del loro uso.
Può accadere infatti che ancora non ci sia pervenuta la giusta abilità, la conoscenza o la capacità nel servircene. Accade spesso che assuefatti da “cose” apparentemente in nostro potere, forse più in tinta con la nostra noia, crediamo che la nostra (inconfessata) imperfezione sia dovuta ad un vizio (presunto) dello strumento che usiamo.
Così avrà anche pensato Rosso Fiorentino, Caravaggio o Botticelli, prima di ritrovare in sé il proprio strumento segreto. Costoro lo individuarono in un Colore personalissimo col quale devastarono le proprie pezze prima di iniziare il viaggio del momento, l’ispirazione del proprio ricordo.
E magari trovarono quel sacro Colore proprio quando abbandonarono o allentarono gli strumenti della noia per privilegiare la semplice interpretazione del vivere quale unico mezzo autentico, al di fuori di ogni altro strumento, recuperando, seppur in extremis, la Gioia che da tempo reclamava la loro attenzione.
NOI SIAMO IL NOSTRO TEMPO.
E nel COME lo impieghiamo risiede l’arcano segreto dell’Arte di vivere.
Seneca non a caso da sempre ci ricorda: “è l’animo che devi cambiare, non il cielo sotto cui vivi”, perché vi sono contesti che delle volte richiedono una rivoluzione “diversa”, quale seme per il cambiamento. La libertà è uno stato mentale, a patto che si raggiunga con un unico mezzo, quello più semplice, capace di elaborare, SENZA ALTERARE, le qualità “buone” del cuore.
Esistono preziose “cose” che reclamano la nostra cura e dedizione – dovette pensare nel suo ultimo naufragio Caravaggio -, che urlano il bisogno di noi.
Ci siamo ad un passo magari, eppure delle volte non le vediamo, troppo impegnati ad indorare la nostra noia coi FALSI STRUMENTI.
Ciò ho “ricordato” in questo momento del viaggio, e non perché mi si sia rivoltata una lentina a contatto nell’occhio, ma probabilmente perché ho osservato quanta noia spesso ci impedisca di valutare e scegliere i giusti strumenti di viaggio.
Così ho anche ricordato che mani, piedi, braccia, gambe…sono gli unici strumenti che essendo dotati di SENSO (al pari di alcuni altri come il naso, la bocca, le orecchie…), restano i più affidabili per spingere contro la noia devastante che spesso ci collassa dentro altri strumenti fittizi.
E allora: abbracciamo, corriamo, e come Caravaggio “macchiamo” d’oro la nostra tela prima di disegnarvi; come Rosso Fiorentino “investiamo” di porpora il fondo prima di dipingervi, come Botticelli “laviamo” d’indaco l’affresco della nostra vita.
Non è la lentina ad essersi messa di traverso che non soddisfa le nostre necessità, od ogni palpito del nostro cuore, od ogni nostro richiamo d’attenzione; piuttosto è il nostro occhio che si è impigrito al punto di irritarsi per l’uso aberrante di strumenti innaturali con cui filtriamo la vita.
Regaliamoci un respiro.
Dove c’è respiro non v’è schiavitù: questo dovette pensare il demone del Caravaggio quando, non per (solo) per salvare alcune sue opere, ma per raggiungere una vera esperienza di Libertà, fu così folle da voler “respirare” l’Acqua come un Delfino.
Il suo corpo non fu mai ritrovato. Chissà, forse, riuscì nel suo intento e la sua rivoluzione è riuscita.
03 Mag