Una doverosa premessa: le osservazioni che seguono sono state davvero buttate giù in circa cinque minuti, tutte frutto di ispirazione 😉
Andiamo a noi:
Ritengo, invero, nell’osservazione di quest’Opera di poter ben assumere che, simbolicamente (ma poi nemmeno tanto), mai fu data più pregevole, perchè sintetica, consistenza all’Essenza del mio Angelo prediletto, a tutti noto come Lucifero. E se è vero che il dominio di costui è la Terra, ben l’autore ha rappresentato la “figlia legittima” di un Angelo mai caduto.
Angelo de Mattia, forse anche inconsapevolmente, ha raffigurato nel Drago e nel Colibrì le componenti Originarie e primordiali della natura di quello splendido Essere.
Il Drago, in primis, per come proposto dall’autore, rappresenta le forze della Terra, quelle fisiche e telluriche, quelle che prepotentemente assumono la forma di Energie tangibili, visibili, vibranti e sanguigne, quelle che dettano – almeno nelle intenzioni primarie – l’Equilibrio della magnifica Creazione, denominata Gaia. Col Drago eccoci rappresentato il DNA di quella sacra “figlia legittima” di Lucifero.
Il Colibrì, in secundis, raffigura invece quelle Energie e forze Spirituali, Cosmiche ed Esterne che hanno celebrato e dato, come in un mirabolante frattale, origine all’Anima della Terra, rendendo questo “oggetto sacro” palpitante di VITA interiore e, qualitativamente, “unico” nel suo genere, perchè luogo, fonte e punto d’attenzione allo stesso tempo, di un’Intelligenza che lo rende tesoro inestimabile di Bellezza e Titanismo (il Coraggio è qualità dei Grandi, un’Anima coraggiosa è figlia solo di un’Intelligenza coraggiosa; forse dovremmo chiederci quanto coraggio sia rimasto all’Anima della nostra Gaia).
Insomma, quest’Opera rende appieno la Sacra fusione tra il Divino e il Terreno in uno sforzo continuo di cellule e di lampi, per trovar il giusto equilibrio, in una visione ideale che io chiamo Intelletto Creativo (il mio Angelo, portatore di Luce, prediletto), Intelletto che solo per Amore, nel sacrificio di parte della sua divinità ci concede attraverso sè quello stupor mundi che è la sua Creazione mirabile, la sua “figlia legittima”, in quanto tale prediletta ai Suoi occhi; ci concede il beneficio di comprendere che la Terra è un posto davvero speciale.
Ecco così che Angelo ci porta tra le sue mani la nostra Terra, avendo cura di avvicinarla ai nostri sensi con simboli a noi vicini, quelli del regno animale (non umano), come originari presupposti della comparsa dell’UOmo. Sia il terreno che il divino vengono qui rappresentati da elementi pre-esistenti all’Uomo stesso, le cui energie col loro bacio creano quel che l’autore chiama il Grembo, ossia l’humus e l’habitat ove l’Uomo finalmente potrà (e lo farà?) esplicare la propria intelligenza.
Questo quadro rimanda al nostro passato; come dire, quasi rappresenta in sunto, e forse lo è, delle moderne teorie evoluzionistiche che , sebbene abbiano la presunzione di esser rigorososamente scientifiche, non disdegnano l’Infinito e lasciano uno spiraglio aperto sul quesito: da dove trasse Origine la Vita?
La risposta è lì, nel quadro, per chi sa coglierla, non è necessario navigare gli infiniti mondi di Giordano Bruno per trovarla. Indaghiamo la nostra natura e sapremo chi siamo…chi è mio Padre, mia Madre…cosa generò l’impulso della vita e le sue leggi autodisciplinanti?
Ripeto, la risposta è lì, nel quadro, ben rappresentata dalla “Ruota atavica a Raggi” verde e viola. L’Intelletto Creativo sposando Amore partorì la Visione di un Volere.
Quanto si sia rispettata questa “figlia”, secondo il Volere originario, mi piacerebbe fosse tema di un aperto dibattito qui, a seguire la nota, mai dimenticando che ogni creatura vivente, da quella apparentemente inanimata a quella più complessa, brilla di una Scintilla divina, di quella particolare Fiamma, di quella Luce che fece di Lucifero, Angelo mai caduto, il primo e unico responsabile della Coscienza e del Libero Intelletto.
Annalisa Rosati