Tratto da www.rudolfsteiner.it/articoli/terapart4.htm
Ogni mattina, l’essere umano riporta dall’armonia delle sfere il vissuto musicale che gli dà il senso della musica. Ogni musica agisce direttamente sulla respirazione polmonare. Per toccarlo con mano, basta osservare la propria respirazione quando si ascolta la musica. La respirazione va all’unisono con la musica, che la rilassa o la stimola; ma è solo l’inizio di un processo più profondo che si propaga dalla respirazione al resto dell’organismo. Non si tratta dunque qui del legame della respirazione con il sangue. La respirazione polmonare si ripercuote in un’altra forma, quella del ritmo, sul liquido cerebro-spinale. Nell’inspirazione, questo liquido effettua un movimento ascensionale, e il cervello vi si trova immerso. Il movimento contrario accompagna l’espirazione. Questa “respirazione”, l’alternarsi tra il salire e lo scendere, viene modificata, fin nelle sue più intime oscillazioni, dalle impressioni musicali. Ne risulta, nel polo superiore, un rapporto con la rappresentazione che si serve del cervello. Colorata dalla pittura, la rappresentazione viene resa mobile dalla musica. In questo modo, il processo di pensiero compiuto dalla nostra volontà è come se ricevesse delle ali e, ai sentimenti che sempre accompagnano il pensiero, si infonde così nuova vita. Questo spiega l’effetto terapeutico degli inni nella terapia della malattia ossessiva. Verso il polo inferiore si stabilisce il rapporto strutturante con la volontà stessa, cioè, dal punto di vista corporeo, con il sistema metabolico e delle membra.
A partire dalla zona mediana e attraverso la respirazione, si armonizza la circolazione del sangue. Per apprezzare in pieno l’effetto specifico della musica sul sentimento, bisogna rendersi conto che, di tutte le arti, la musica è quella che stimola la più forte interiorizzazione. La pittura risveglia la sensibilità aperta al mondo esterno e al mondo interiore. La musica raggiunge il sentimento che basta a se stesso e fornisce, come abbiamo detto, la base all’ anima razionale o affettiva (Gemut). La musica si ripercuote per scelta su questo Gemut, la cui interiorità non si fonda solo sulla base corporea essenziale del sistema epatico, ma anche sul movimento alternato che il ritmo respiratorio imprime al liquido cefalo-rachidiano.
Ai suoi movimenti interiori, l’anima razionale o affettiva aggiunge sempre l’atteggiamento pensante, la riflessione. In ciò si manifesta la facoltà di ordinare, virtù anche questa della musica, facoltà che si esprime attraverso l’onnipresenza della matematica. Lo testimoniano i rapporti numerici degli intervalli armonici puri, i sette gradi della gamma tonale. La misura, solo la misura, regola l’ordine del flusso musicale e, quindi, del flusso dei sentimenti e della volonta che l’accompagnano.
Dalla musica, l’anima razionale o affettiva riceve chiarezza e distensione, o chiarezza e consolidamento, se l’ anima è “scordata” o “stonata”. Quando un essere umano è triste in modo anormale, quando la malattia dell’anima chiamata depressione si è impossessata di lui, la musica in tono minore l’aiuta ad esteriorizzare la sua tristezza. Il passaggio al tono maggiore contribuirà poi a rischiarare la situazione. Se si tratta invece di un soggetto non depresso ma esaltato, la cui estroversione assuma proporzioni patologiche nella forma clinica della mania, è il tono maggiore ad aiutarlo ad oggettivare questo stato psichico. Il passaggio, quindi, dal tono maggiore a quello minore lo aiuterà a riassestarsi del tutto. Questo è valido anche per il fenomeno effusivo dell’isteria. Mentre sono le dissonanze a permettere un’oggettivazione della lacerazione interiore nei casi di schizofrenia. Risolvendo la dissonanza in consonanza, si produce un effetto curativo su tale lacerazione. La musica ricca di dissonanze, quella carente di struttura artistica, o la cui interpretazione sia disordinata, è fonte di perturbazioni che si ripercuotono fin nella testa, arrivando addirittura a procurare cefalee. L’azione curativa della musica terapeutica si estende non solo alla respirazione ma anche alle funzioni cerebrali, a causa della propagazione del ritmo respiratorio al cervello.
Una virtù terapeutica tutta particolare è quella della lira. Le sonorità di questo strumento si rivolgono all’interiorità più che all’esterno e sono, tra tutte, le più vicine alla respirazione del liquido cefalo-rachidiano. In questo senso, noi tutti portiamo una lira in noi. Non è un caso che le coppie successive dei nervi rachidiani, che si espandono nell’organismo ai due lati della colonna vertebrale, evochino l’immagine di una doppia lira. Quando questi nervi sono sfiorati dal liquido cefalo-rachidiano che sale e scende, questo li fa “vibrare” come le corde di una lira sfiorati dalle dita (6). Ne abbiamo in parte coscienza quando sentiamo che la musica è come se scorresse in tutto il nostro corpo. Abbiamo già detto come la funzione dei nervi non sia limitata solo alla percezione, ma abbia anche a che fare con la strutturazione. La musica, quindi, non solo solleva l’anima ma esercita anche un’azione strutturante che, attraverso i nervi rachidiani, si estende dal midollo spinale a tutto il corpo. I disturbi corporei, in cui cioè sia lesa la struttura fisica, di cui abbiamo parlato, meritano una musicoterapia adeguata. Partendo dalla respirazione del liquido cefalo-rachidiano, la melodia, l’elemento del pensiero nella musica, è piuttosto in rapporto con la testa, mentre il ritmo del movimento musicale riguarda soprattutto il sistema delle membra. L’armonia collega la melodia al ritmo e questo sostiene la ricerca di armonia dell’anima umana, del Gemut. Da questo punto di vista, si può comprendere anche l’azione armonizzatrice che esercita la musica sulla circolazione del sangue. Non si tratta in questo caso di un’armonia statica, ma di un equilibrio dinamico che viene continuamente rinnovato dall’interiorità umana. Donde il rapporto della musica con il cuore.
L’associazione della ragione con il Gemut è evocata dall’espressione anima razionale o affettiva scelta da Rudolf Steiner per l’ elemento più “musicale” dell’anima umana. Il movimento interiore della riflessione può essere stimolato dalla musica. Allo stesso tempo, l’anima razionale o affettiva rappresenta lo spazio psichico in cui risuona la musica e da cui dispiega la sua azione terapeutica. Soggiornando nel cosmo durante il sonno, quest’elemento psichico vi assimila l’armonia delle sfere che può continuare a risuonare durante la giornata. La cura dei disturbi evolutivi dell’anima razionale o affettiva trae particolare beneficio dalla musicoterapia, oltre che dall’euritmia curativa. Da qui la speciale importanza di quest’arte in caso di blocco dell’evoluzione psichica – blocco che comincia appunto dall’anima razionale o affettiva.