Eccoci giunti ad una delle figure primordiali che più mi affascina: quella della Dea Astarte, Grande Madre fenicia e dea guerriera, principale divinità femmile dei popoli semiti occidentali, raffigurante la natura feconda, generatrice degli dei, mentre Baal rappresenta il principio fecondatore.
Il suo culto prevedeva che due volte l’anno, si svolgesse una processione, portandone la statua fino al mare dal quale si tornava portandone acqua, per esprimere appunto la fecondazione della terra (graziosa assonanza con la Virgo caelestis dei Romani , più tardi rinominata anche Venere; forse un caso che il Botticelli l’abbia raffigurata mentre sorge dalle acque del mare e all’interno di una conchiglia?CONCHIGLIA??? Cosa odono le mie orecchie??? Ypathia? Che coincidenza!).
Astarte entrò a far parte dalla XVIII dinastia egizia anche del Pantheon egizio, dove venne identificata con Iside, Sekhmet ed Hathor; era anche una divinità astrale e l’arte antica la rappresentava in veste di una dea guerriera, sul carro (volante?).
Si narrava fosse nata da un uovo caduto dal cielo nell’Eufrate (chi non ricorda Mork e Mindy?), trasportato a riva dai pesci e poi covato dalle colombe; oppure che si fosse trasformata in pesce per sfuggire all’ira di Tifone e veniva rappresentata con la falce lunare in testa.
Suoi simboli erano il leone, il cavallo, la sfinge e la colomba. Fu anche chiamata “la Forte”, “Regina dei Cieli”, “Guardiana delle navi”, “Signora delle battaglie e degli Eserciti” (insomma, la Dea dai mille nomi e dai mille volti); il mare la Luna ed il pianeta Venere sono a lei associati. Questa Dea venne anche chiamata Uríkíttu o La Verde, produttrice di tutta la vegetazione.
Si narra, addirittura, che Re Salomone, come Ramses II, eresse un Tempio in suo onore. Veniva rappresentata sempre nuda, “poichè la Verità non ha bisogno di vestirsi di veli”…
Essendo una dea, Astarte (Ishtar) doveva agire secondo la sua natura, e la sua natura è tale che dove essa ama, lì deve darsi. Come la luna, non può mai essere posseduta. È la sempre vergine.
Questa concezione della natura della dea – ovviamente – è in deciso contrasto con l’ideale del matrimonio esemplificato da divinità come Era.
La fedeltà alla parola data è, infatti, in Isthar, il principio che viene venerato.
Nel caso di Astarte si tratta di fedeltà, non ad un contratto, ma al sentimento attuale, alla realtà come è vissuta nel momento; non è ammesso il tradimento al principio.
Come Regina del Cielo si riteneva che guidasse le stelle. Essa stessa una volta era stata una stella: la Stella del mattino e della sera (vi ricorda qualcosa?), che accompagnava Sinn, l’antico dio della luna, in veste di moglie. Ma in seguito prese il posto del dio e regnò di sua luce propria.
Divenne quindi Regina di tutte le Stelle e Regina del Cielo, e vi fu chi giurò di averla vista di notte viaggiare attraverso il cielo sul suo carro tirato da leoni o da capre e di tanto in tanto fermarsi a rimirar l’Infinito (quindi, non stupiamoci, anche Giordano Bruno è probabile che fosse “fan” di Astarte…).
Gli antichi arabi chiamavano Case della Luna le costellazioni zodiacali, mentre tutta la striscia zodiacale era chiamata la «cintura di Isbtar», un termine, che si riferisce al calendario lunare degli antichi, per i quali i mesi erano le dodici lune dell’anno solare.
Perciò Astarte era la Dea del Tempo, i cui movimenti dirigevano la semina e la mietitura e controllavano il ciclo annuale delle attività agricole. Era anche colei che inviava i sogni e i presagi, la rivelazíone e la comprensione delle cose che sono nascoste.
Era per mezzo della sua magía che gli uomini ottenevano potere e conoscenza, anche conoscenza illecita, delle cose segrete e nascoste la cui comprensione reca di per sé il potere.
Ishtar intraprendeva il pericoloso viaggio negli inferi e, sebbene piena di dolori, vinceva alla fine l’oscurità e sorgeva di nuovo come luna nuova, piccola all’inizio ma con il potere di ricreare se stessa.
Perciò, come Sinn, che la precedette, e come Osiride degli Egiziani, diventò la Dea dell’Immortalità, la speranza della vita dopo la morte.
Nelle sue forme continuamente mutevoli essa interpreta tutti i possibili ruoli femminili. È chiamata figlia e sorella del dio lunare, il quale nello stesso tempo è anche suo figlio (bellissimo il video su Iside, la Grande Madre, da me postato qualche giorno fa).
È la Donna, la personificazione, come direbbero i Cinesi, di Yin, il principio femminile, l’Eros.
Per le donne è il principio stesso del loro essere; per gli uomini la mediatrice tra se stessi e la fonte segreta della vita nascosta nelle profondità dellInconscio (Yesod?).
Spettacolare…che dire? Ma…però, c’è sempre un pero’…
Fu con gli ebrei che il suo nome divenne simbolo di idolatria in senso dispregiativo, tanto da assurgere nel Medioevo, assumendo valenza più che altro maschile, alle “cronache mondane e nere” come Astaroth, ossia il diavolo di molte leggende, spirito dell’impudicizia; LUI, Granduca delle Tenebre e Generale delle Orde Luciferiane nonchè braccio destro e spada di Lucifero in persona…già tremate, vero?
Eppure, se guardiamo su Wikipedia, così si legge: Astaroth nella tradizione biblica è uno dei Troni, esseri purissimi al di sopra di ogni tentazione che manifestano la giustizia di Dio, salvo, poi, in demonologia a classificarlo Principe dell’Inferno.
Perrebbe anche che, mutatis mutandis, molte delle sue qualità siano “miracolosamente” trasmigrate – in quell’opera di beatificazione e purificazione dal paganesimo a religioni più cristiane – in niente altro che l’Arcangelo Michele !!! Eresia…per stasera mi fermo qui…
Annalisa Rosati