“La Magia dell’Arte della Pittura spinge l’Artista nel proprio intimo alla ricerca di sé stesso. Trovarmi dinanzi a tale Maestosità, mi impedì di poter realizzare qualsiasi cosa su una tela. Tutto risiedeva in due colori: il Bianco e il Nero. Nel Bianco scorgevo quella Luce a Me conosciuta, la mia intimità, la mia conoscenza, il mio sapere e Tutto, ma proprio tutto, al cospetto del Mio Spirito, diventava talmente enorme e inspiegabile da non poter essere “copiato” su una tela, lasciandomi inerte davanti ad essa senza poterla minimamente toccare così da rendere il mio “ricordo” puro ed incontaminato. Poi, spostando la visione verso ciò che non ricordavo fosse, mi ritrovai in un Mondo a me “sconosciuto” e tutto diventava “Nero” di una Luce tanto più accecante del Bianco che né lo sguardo né la mente potevano penetrare in Essa, come se “Qualcuno” avesse messo un “Grande Velo” tra Me e Me Stesso. Quando dipingo, nelle Mie mani c’è l’Universo Tutto, e le Mie Mani divengono strumento per l’Universo Tutto. L’Arte, così amorevole e così guerriera tanto da combattere chi cerca di sfamarsi dell’Umana Razza, si mette al Servizio di chi ha deciso di Essere, ed io tra i colori ed una tela, Combatto…Presi così in prestito dei corpi e degli oggetti. Li dipinsi per ricordare a Me Stesso la magia dell’Equilibrio che regola l’Universo tutto…”Queste potrebbero essere le parole dette dal Caravaggio per dare una definizione della Sua arte pittorica, del Suo viaggio interiore al cospetto del Sé.
La vita del Caravaggio, fitta di misteri legati all’inizio della sua carriera artistica, gli eccessi di vita quotidiana, così lontani dalla Sua sublime arte, lo portarono a picchi artistici tanto rivoluzionari da renderlo un personaggio completamente al di fuori del suo contesto storico.Del Caravaggio si è detto e parlato molto, mai, però, la Sua Arte è stata esaminata come il risultato di una ricerca di quell’“Arte della Memoria” tanto cara a Giordano Bruno, che porterebbe l’Umanità alla riscoperta delle proprie origini. Caravaggio mise in ogni sua opera, una sorta di codice, che gli permise, in seguito, di continuare il Suo percorso verso il Risveglio. Un codice unico, che attraverso il saggio equilibrio di Luce e Tenebra, divenne nei secoli fonte di studio e di teorie che rimasero però sempre lontane dalla Verità. Come ogni codice “rivelato” non può essere decodificato e compreso dalla Mente. Per poter essere compreso si ha bisogno di un “Maestro”. Questo Maestro risiede nel Cuore e solo attraverso Lui la Verità potrà essere resa nota.La vera magia, mai svelata, del Caravaggio, risiede però, non nelle sue opere, ma in due opere altrettanto immense non dipinte da lui, ma da un “Qualcuno” che “sacrificò” sé stesso per permettere che l’Opera potesse giungere a compimento. Questo “qualcuno” fu Bartolomeo Schedoni.