Utilizzare il colore nelle varie forme d’Arte è cosa sublime, ma un qualcosa di così sublime deve essere “maneggiato” in “guanti bianchi”. Cosa significa? Se noi, attraverso le nostre personalità egoiche non riusciamo a percepire l’essenza di quello che ipoteticamente andremo a dipingere o a realizzare attraverso il colore, il risultato non sarà quello di manifestare l’essenza che è in noi, ma soltanto le nostre paure, le nostre ansie, i nostri ego. Il nostro compito quindi è quello di comprenderci e cominciare quel lavoro interiore che ci porterà al dissolvimento dalle schiavitù egoiche. Dobbiamo comprendere quindi e percepire le vere virtù sentimento che i colori portano nel loro grembo. Abbiamo il compito di osservare i colori attraverso il cuore, rimanendo il più possibile distaccati dalla nostra personalità così da osservare ego e virtù riuscendo così a distaccarsi dai primi per poi divenire un canale tanto puro da poter permettere ai colori di manifestarsi nella loro magnifica essenza.I colori-virtù, come abbiamo detto, scendendo di vibrazione, si sono condensati formando il corpo animico, l’eterico e il fisico dell’uomo. Proprio a causa di questa condensazione del colore, insieme alla visione del mondo attraverso i sensi, l’uomo è venuto a contatto con l’ego. Perché siamo stati creati in questa maniera? Perché abbiamo bisogno di una così complessa struttura per vivere sulla terra come uomini? L’uomo, come essere senziente, è il centro dell’universo, l’ombelico del mondo. Così come noi lo siamo per l’universo, l’anima è il centro dell’uomo. Il compito dell’anima, il corpo dove risiedono virtù, sentimenti ed emozioni, è quello di far manifestare ed esprimere lo Spirito in terra. Come lo stesso Padre Nostro recita: “come in cielo così in terra”, l’anima, essendo canale di espressione dello spirito, dovrebbe essere esente da parti oscure o egoiche, cosicché, pensiero, parola e azione possano risultare la manifestazione dello spirito sceso in terra. Lo spirito, il Sé supremo, unendosi al Sé individuale o Cristo interno per potersi manifestare ha bisogno di un mezzo comprensibile all’uomo. La Luce primordiale, la Luce senza ombra, non poteva manifestarsi se non attraverso un elemento più tangibile della Luce stessa. Possiamo comprendere questo concetto osservando come la Luce fisica risulterebbe invisibile all’occhio dell’uomo se non avesse un oggetto su cui rifrangersi o riflettersi. La Luce rende tutto visibile, ma essa stessa è invisibile, impercettibile. Non possiamo percepirla con i sensi e non possiamo percepirla esteriormente. Aria, terra, acqua e fuoco sono elementi percepibili all’esterno, la luce no. Può essere percepita solamente dallo Spirito. Se osserviamo il Sole, non osserviamo la luce, ma solamente ciò che arde. Per comprendere meglio questo facciamo un passo indietro. Facciamo riferimento al calore. Ai primordi dell’universo la vibrazione OM si trasformò in calore, questo, divenendo tanto forte che si trasformò in fuoco ed il fuoco a sua volta generò due elementi, il primo, visibile solo dallo Spirito, la Luce e il secondo percepibile anche all’esterno, il fumo ossia l’elemento condensato del fuoco chiamato in seguito aria. Per amore, la Luce, elemento invisibile, si trasformò, per poter essere osservata, in colore. Per questo motivo nella Genesi si parla dell’arcobaleno come ponte tra cielo e terra, il ponte che porta dall’irreale al reale. Dall’oscurità alla Luce. Dall’oscurità alla oscurità illuminata. Nella Brhadaranyaka Upanishad viene cantato il Mantra della “Resa Finale”, L’Asato ma, che così recita:
Dall’irrealtà conducimi alla Realtà;
dalla tenebra conducimi alla Luce;
dalla morte conducimi all’Immortalità.
È meraviglioso pensare a questo atto d’Amore che la Luce ha fatto per poter essere compresa e divenire così il mezzo, il ponte tra la realtà impermanente e la Realtà.L’Amore generato dalla Luce permise all’Uno di divenire molteplice attraverso i colori-virtù. Si racconta che una volta Dio disse: “Io ho separato Me da Me Stesso per amare Me Stesso”. Queste virtù, elementi condensati dell’Uno, dovevano, per loro stessa natura, manifestarsi all’uomo in maniera tangibile. Il colore divenne il corpo, la manifestazione, della virtù stessa. Per poter essere compresi dall’uomo, i colori-virtù avevano bisogno di un elemento risiedente nell’uomo che facesse da tramite tra spirito e corpo fisico. Questo elemento è l’anima. I colori-virtù si insediarono nell’anima e si manifestarono sulla terra. Le virtù manifestandosi sulla terra crearono un elemento, un sentimento di vibrazione più bassa: le emozioni. Queste, essendo di una vibrazione più bassa delle virtù, e quindi meno pure, furono infettate da un elemento che non faceva parte dell’uomo ma che cominciò a vivere in esso, l’EGO, che la religione cristiano-cattolica definisce e riconosce come diavolo o Satana. L’ego si impossessò quasi totalmente dell’anima dell’uomo e racchiuse in sé i colori-virtù e le emozioni o sensi che dal quel momento si formarono divennero di natura egoica. Nella tradizione Pneuma, scuola di pensiero fondata da Juan Ruiz Naupari, si afferma che l’anima dell’uomo è infettata per il 97% dall’ego… I nostri pensieri, le nostre parole, le nostre azioni sono quindi per la maggior parte dei casi di natura egoica e, per piccola parte spirituale.
Perché non ci rendiamo conto che quasi tutto quello che diciamo, pensiamo e facciamo proviene dall’ego? Succede perché la maggior parte dei nostri pensieri provengono dalla mente (la mente di sua natura è neutra ed è il supporto attraverso cui si esprimono la virtù o l’ego a seconda se è rivolta ai sensi o alla buddhi) e la velocità del pensiero mentale è più lenta rispetto a quella dell’ego che quindi risulta invisibile alla mente stessa e quindi all’uomo dormiente. Pensiamo con la mente, e l’ego, che è più veloce della mente-pensiero, sovrasta i nostri pensieri rendendoli schiavi. Perché succede questo? Noi crediamo di vivere nella realtà che osserviamo all’esterno di noi, una realtà che definiamo vera ma che realmente non lo è. La realtà che osserviamo è il riflesso o copia della realtà interiore e permanente. I colori che vediamo non sono altro che il riflesso delle virtù-colore celate in noi. Questa realtà che vediamo esterna a noi, è il risultato fisico del riflesso-rifrazione della luca fisica. Come tutti sappiamo la luce viaggia nello spazio ad una certa velocità, circa 300.000 km al secondo. Anche se velocissima la visione di un oggetto per arrivare ai nostri occhi ed essere codificata dal cervello impiega un certo tempo. L’esempio classico è la visione del cielo. Le stelle che osserviamo, non sono le stelle del qui ed ora, ma il loro riflesso passato. Alcune stelle visibili ad occhi nudo sono talmente distanti che la loro luce impiega, per arrivare sulla terra, anche 5.000 anni. Lo stesso sole, non è il vero sole ma la sua immagine di otto minuti fa. Possiamo quindi affermare che tutto ciò che osserviamo all’esterno è passato. Con i nostri occhi fisici non siamo in grado di osservare il presente ma solo il passato. Oltre questo, la nostra mente impiega un determinato tempo per codificare le immagini. La nostra vita come esseri dormienti è quindi regolata e legata al passato. Proprio a causa di questa visione errata l’ego si manifesta. Si colloca in un mondo situato tra passato e presente, tra il passato esterno ed il presente interno al nostro cuore. Non abbiamo avuto finora la visione del presente perché abbiamo sempre cercato la realtà all’esterno e non all’interno. L’ego, impossessandosi del passaggio tra passato e presente rende la visione dei colori non pura. Ogni colore è divenuto così un colore-egoico e non più colore-virtù. I colori-virtù si trovano al cospetto della nostra divinità interiore e vivono nell’eterno presente. Il presente è un concetto che sfugge alla mente ordinaria e finché questa sarà collegata ai sensi, la nostra visione rimarrà una visione egoica legata solamente alla visione del passato. Gli ego base possono essere percepiti ed individuati anche attraverso lo studio del colore interiore, con l’osservazione e la rettifica costante. Dovremmo imparare ad osservare la pienezza dei colori-virtù, il loro amore manifesto, la loro purezza esente da errori per poi confrontarli con i colori dell’ego. Ad esempio, all’arancione corrisponde la sessualità che spesso è infettata dalla lussuria. Allo stesso arancione, però, è collegata anche la sessualità spirituale tantrica. Basterebbe osservare con onestà i nostri comportamenti per scorgere se i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre azioni sono infettate dall’ego. Dobbiamo osservare e rettificare costantemente. Il segreto è quello di vivere il presente. Per fare questo dobbiamo aprire lo sguardo al nostro interno, cominciare a percepire la realtà all’interno di noi. Questo è uno dei primi passaggi, la via iniziatica del vero percorso finale, il ritorno al “Me Stesso non più separato”. Dobbiamo cominciare a conoscere quel “Me Stesso non più separato”. Possiamo farlo partendo dallo studio degli ego. Studiando il loro modo di agire, il loro colore di riferimento, creeremo in noi le basi per il discernimento da questi e avremo così la possibilità di virtualizzarli, abbandonarli e liberare le virtù da essi celate. Come possiamo fare per individuarli?All’interno dell’uomo esistono dei centri energetici denominati chakra. Ad ogni chakra corrisponde un colore dell’iride: rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco e viola. Ad ogni colore corrisponde una virtù, ma l’uomo ordinario, non avendo la visione del presente, non riesce ad osservare la realtà delle cose, e osservando l’esterno non reale ha la capacità di osservare solo i colori-ego che hanno infettato la nostra mente. Questi ego sono anche definiti i sette peccati capitali. Questi sono: L’Ira collegata al Rosso, la Lussuria all’Arancione, l’Orgoglio al Giallo, l’Invidia al Verde, la Gola al Blu, l’Avidità all’Indaco e l’Accidia al Viola. Possono essere chiamati ego-base, gli ego più grossolani e quindi i primi che dovremmo riuscire ad osservare. Fanno parte della nostra vita quotidiana e possono essere individuati se solo spostassimo il nostro punto di osservazione dall’osservazione mentale, più lenta dell’ego, a quella buddhica o intuitiva, più veloce dell’ego stesso. Nella Taittiriya Upanishad, una delle più importanti fra le dieci principali Upanishad, l’intelletto viene descritto sotto forma di un uccello: la testa è la fede (shraddha), l’ala destra è l’ordine cosmico (ritam) e l’ala sinistra la verità (satyam). Il tronco del suo corpo è il Grande Principio (Maha-Tattva), la coda si chiama Yoga, la fusione completa. L’intelletto, nel suo complesso, risulta dunque composto di cinque elementi ed ha un potere straordinario.Yoga è la coda dell’uccello intelletto, necessaria per mantenere l’equilibrio fra le due ali di satyam e di ritam, proprio come il timone di coda di un aereo serve allo scopo di tenere in equilibrio le due ali dell’aeromobile. Lo Yoga, in questo caso, non va confuso con le asana, ossia con gli esercizi fisici di vario genere. Yoga qui significa controllo della mente e dei sensi.Poi c’è il tronco dell’uccello di buddhi, il Grande Principio o Mahatattva. Mahatattva significa realizzazione della “grande sentenza” (mahavakya) che fa Tat tvam asi: “Tu sei Quello”. In altre parole, si tratta di sperimentare il proprio Sé come Sat-Cit-Ananda, ossia come Essere-Coscienza-Beatitudine. Non si deve confondere l’intelletto con i talenti o doti della natura (medha) come l’intelligenza, la perspicacia, e così via, avulsi dalla conoscenza di sé stessi. Quindi, l’intelletto, composto di fede, verità, ordine cosmico, Grande Principio e Yoga, può considerarsi come la risonanza, il riflesso e la reazione dell’Atma. D’altro canto, il potere della conoscenza profana (medha-shakti) equivale al divino potere dell’Illusione (Maya shakti).
(BSSSB – Corso estivo 1990)
Di tanto in tanto, l’intelletto tende al farsi sovrastare dal senso dell’ego (ahamkara). A questo proposito, va ricordato che i sensi sono più sottili del corpo, che la mente è ancor più sottile dei sensi e che l’intelletto, buddhi, è di gran lunga più sottile della mente. Infine, l’Atman, lo Spirito, è naturalmente il più sottile di tutti. Alla luce di questo fatto, quando diciamo che il senso dell’ego è in grado di avviluppare l’intelletto, si intende dire che il senso dell’”io” è più sottile dell’intelletto. Perciò, il senso di “io”, essendo estremamente sottile, invade tutto e permea tutte le azioni. Ed è questa la ragione per cui l’uomo è incapace di trascendere l’”io” e di sperimentare il sé, l’Atma.
(BSSSB – Corso estivo 1990)
Spostandoci quindi dalla mente all’intuito, possiamo osservare gli ego e comprendere che pensieri, parole e azioni egoiche che fino ad oggi ritenevamo nostre, sono in realtà pensieri che non ci appartengono. Qui inizia il vero percorso di eliminazione dell’ego. Oltre agli ego-base precedentemente menzionati, ne esistono altri più sottili, veloci e difficili da individuare, ma sempre ricordiamolo, meno veloci della Buddhi o intuizione superiore e sono gli ego dell’identificazione con l’ego e quello della paura collegati al colore Fior di pesco e gli ego spirituali o mistici collegati al color Oro. Ne esistono altri talmente veloci che neanche la Buddhi riesce ad individuare. Per poterli individuare abbiamo così bisogno del contatto con il nostro Sé. Questi ego sono talmente potenti e sofisticati che offuscano qualsiasi colore, tranne il nero con il quale a volte si identificano. Sono ego demoni, che hanno preso completamente il dominio sull’anima. Un esempio potrebbe essere quello dell’ego della lussuria che demonizzandosi diventa un ego violentatore e omicida nei confronti dei bambini. Qualsiasi ego può trasformarsi in ego demone.L’ego più difficile, il meno visibile ed è collegato al Bianco (colore che, come definisce Steiner, simboleggia l’immagine animica dello Spirito), l’ego dell’identificazione con l’Io. L’IO SONO non come Pienezza ma come elemento individuale, l’uno separato dal secondo, l’ultimo elemento di separazione con il divino, il male dei mali, l’inconsapevolezza di poter comprendere e realizzare l’unione con il Brahman.