Noi siamo energia, sia dentro che fuori.
Lo siamo anche perché, di rimando, viviamo in un capo elettromagnetico che è il mondo intero all’esterno ed ogni suo oggetto che ne fa parte (ivi compreso il cavo del modem con cui ci connettiamo ad internet e quello della luce); e, per oggetto che ne fa parte, intendiamo anche il linguaggio, sia esso non espresso che parlato. Motivo, questo, per cui se avessimo maturato una visione corretta della magia e dell’energia, dal cui sapiente uso deriva l’immaginifico, non avremmo nemmeno bisogno di immergere ciondoli o amuleti in acque variamente benedette, o di esporre altri sopra mobili di casa alla luce del sole o della luna, per galvanizzarli di un’energia santa.
Come abbiamo detto in una delle note precedenti questi riti (???) sono più che altro superstizioni divinatorie che nulla hanno in comune con un rigoroso e scientifico percorso verso la conoscenza di ciò che è per noi misterioso; ossia, non stiamo dicendo che sono tutte “baggianate”, visto che fin dai tempi della pietra abbiamo dato un senso alle cose tramite quei rituali, ma quasi.
Perdonate l’ironia, ma nel terzo millennio è dovuta e necessaria una consapevolezza che non abbia bisogno di un oggetto per creare il miracolo (una palla di cristallo, uno specchio, dei tarocchi, il rosario di San Michele): riteniamo che tutto parta dal Cuore e tramite il Pensiero ritorni santificato al Cuore. Senza necessità che attraversi alcun oggetto che, anzi a nostro avviso allontana quanto è nella nostra intenzione di santità, perché assolutamente impuro per definizione e per un principale motivo: noi non possiamo avere contezza reale di quante energie lambiscano un oggetto X dall’attimo successivo in cui lo riteniamo puro.
Il pensiero “interiore” invece può far tutto, pur occupando poco spazio, può raggiungere mete infinite, stando voi stessi seduti comodamente in poltrona, senza la necessità di attendere tra una luna crescente ed una calante, col rischio che se avete steso il vostro abito da sposa durante la luna piena, qualche piccione birichino ve lo battezzi a nuova vita. Fidatevi, è molto più facile che un cammello passi dalla cruna di un ago e non che voi abbiate un matrimonio fortunato.
Tali considerazioni che non sono buttate giù a caso ci sovvengono dalla lettura di alcuni recenti articoli in cui uno scienziato russo, tal Vladimir Leonidovich Voeikov (Faculty of Biology, Lomonosov State University, Moscow, Russian Federation – Professor, Department of Bioorganic Chemistry, Faculty of Biology, Lomonosov State University) ha dimostrato l’esistenza di campi biofotonici all’interno del sangue: ossia che in esso, nella sua parte più interna e nascosta, per intenderci nel “pensiero” del sangue, vi è luce (per lo spesso motivo in fondo per cui dato un campo elettromagnetico a talune condizioni noi riceviamo luce nelle nostre case).
Ovviamente si tratta di luce non palpabile all’occhio umano, ma la cosa sorprendente e molto stimolante per quelle che potrebbero essere le considerazioni e gli sviluppi di un tal studio, è che il sangue emette una luce tale da poter diagnosticare lo stato di benessere di un individuo (anche il sangue ha la propria luce del logos?). E se tanto mi da’ tanto, se è vero che come è dentro è anche fuori (approssimativamente parlando), come la qualità dei pensieri può influenzare il sangue, così la buona qualità del sangue può influenzare i pensieri; questo perché tutto è energia interscambiabile, circolante in quel vasto macrocosmo elettromagnetico, che si esplica in vibrazioni, composto da noi, da ciò che è “dentro” di noi e da tutto ciò che sta fuori da noi.
E, come l’esempio che facevamo a proposito della nota relativa ad internet come veleno che può creare assuefazione peggio di una droga, il sangue è in grado di dirci in base alla rifrazione delle informazioni che ci da’ la sua luce (il sangue pare sia composto da biofotoni che si producono spontaneamente) se siamo innanzi ad una persona sana o una malata: nel primo caso, infatti, il linguaggio della sua luce sarà omogeneo ed armonioso, nel secondo a sbalzi ad intermittenza (per intenderci come quando vi sono cali di tensione che portano all’interruzione e all’accensione discontinua della corrente, ed è intellegibile che ciò può avere influenza non solo sullo stato di salute, ma anche sul comportamento del soggetto che – ricordiamoci – si esprime per emozioni in base agli impulsi – vibrazioni e frequenze – che riceve dall’esterno, ma anche dall’interno).
E siccome la luce (seppur a livelli infinitesimali, laddove infinitesimale deve intendersi soltanto come non percepibile al nostro occhio, non per piccolo o di insignificante valore, anzi, è risaputo che a livello chimico-molecolare più il valore si avvicini all’uno più siamo di fronte ad una grandezza, anche se la legge del sangue pare non segua solo quella chimica, ci sarebbe di più e oltre) è irradiante, è consequenziale supporre che questa luce che il sangue porta con sé si diffonda per contatto e vicinanza, fino a raggiungere quel che “geometricamente” Giordano Bruno chiamava vacuum, sulla scorta della considerazione che la geometria e le scienze matematiche offrono ottimi metodi di studio dell’anatomia del corpo umano (oltre che di tutti gli altri corpi, compresi quelli celesti).
Tale migrazione è indubbio rivesta fondamentale importanza, se consideriamo non solo ad essa come ad una comunicazione di informazioni positive, ma anche negative (malattie, infezioni, ansie, ossessioni: la malattia interviene quando c’è il predominio di una delle parti, se prevale la cellula, essa diventa cancerogena. La dominanza del corpo, invece, produce sclerosi, malattie psichiche e distrofie.)
Nella concezione comune l’uomo è una realtà fisica con forma e struttura propria, che rappresenta solo una parte dell’entità umana organizzata, in quanto, oltre al corpo fisico, vi sono altri elementi di natura più sottile cui far riferimento. Esiste una forza eterica, la quale solleva la sostanza organica alla vita, trasformando i succhi vitali in materia sensibile. Gli elementi esterni privi di forma, penetrano nel corpo umano e l’energia vitale li trasforma in strutture viventi… Il sangue è la sostanza che edifica il corpo umano, ed assorbendo l’ossigeno dal mondo circostante, si rinnova, penetrando in ogni parte del corpo e depositando gli elementi nutritivi. Immaginiamo questo flusso d’energia come una luce meravigliosa che irradia l’organismo, percorrendo ed illuminando ogni organo vitale.
Come sostiene Gurvic: “La vita è un procedimento strutturante e quindi le leggi principali sono processi variabili”. Consideriamo l’esempio della luce: il fotone ha dinamica costante, se è fermato, muore.
La luce è la base delle strutture viventi, ed abbiamo costruito degli strumenti per studiare le vibrazioni dei corpi biologici. Qualunque organismo vivente, è generatore di vibrazioni luminose. Nel sangue ci sono continue reazioni chimiche. Quasi tutte le molecole, nel tessuto vivo, sono in condizione dinamica. Quest’agitazione si stabilisce con la respirazione cellulare, ed è la causa da cui scaturisce l’illuminazione.
Ecco, dunque, la necessità di imparare a RESPIRARE.
Tutto dentro e fuori di noi, soprattutto “dentro” respira: le cellule, il sangue, tutti i nostri atomi. Noi siamo COME respiriamo, e cogliete il nostro invito ad abbondare lumini, amuleti, rosari, croci e simbolistica varia. Santificate voi stessi imparando a respirare, respirando assieme ad ogni vostra molecola, al vostro sangue: è lì che risiede l’imprinting della vostra luce, la vostra memoria (ebbene sì, anche il sangue ha una sua memoria, ma la cosa non dovrebbe sorprenderci poi tanto). Impariamo a ritenere sacro il nostro sangue, che non è un fluido messo lì a caso; anche a livello spirituale ha un suo perché una sua funzione, ed è molto meglio conoscerlo che averne paura. In definitiva: il sangue è vita, è il nutrimento della vita che si rinnova, nella sua essenza vi è la ragione del miracolo che ancora ci rende fiduciosi, e non cinicamente inumani, in un’umanità più consapevole e pronta a conoscersi fin dentro quell’atomo, quello spazio che è la sede naturale di Dio.
Il sangue, quindi, non solo è l’elemento più importante per la nostra sopravvivenza fisica, ma è anche sede dell’anima e del flusso vitale che ci rende parte del tutto, pervaso dalla stessa forza creativa. Praticando il trapianto o la trasfusione, non si tiene conto che esiste una parte fondamentale della nostra dimensione spirituale che ad occhio nudo non è visibile. Oltre al fatto che gli organi, quando vengono espiantati, sono ancora vivi, e che come dimostrato nel nostro numero precedente, dalla ricerca del professor Korotof, l’aura o la parte energetica che investe i nostri elementi vitali, si allontana solo dopo qualche tempo.
Concludendo, si può dedurre che, se si priva un corpo ancora vivente di un organo, lo si uccide e lo si espropria di una parte del suo corpo energetico che gli è necessaria come strumento di conoscenza, acquisita attraverso l’esperienza compiuta dall’organo durante la vita. Oltremodo, impiantando nel corpo di un’altra persona, un organo che porta la vibrazione e l’esperienza di un altro essere umano, s’interferisce nel cammino karmico della persona mutandone il destino evolutivo.
Eppure tutto ciò non va visto solo criticamente o con spirito di giudizio apodittico, perché laddove il motivo sia l’Amore disinteressato, non v’è legge del karma che sussista, sopravviva o si eterni. Chissà, forse anche il karma andrebbe classificato sotto la voce: “lucine colorate”.
( Fonte: http://www.mednat.org/cure_natur/sangue_luce.htm
http://www.naturopataonline.org/articoli/47-bioenergia-e-biofisica/1012-energia-vibrazionale-il-sangue-e-luce/1.html )