a cura di Tiziano Bellucci
INTRODUZIONE
Il mondo dei suoni in sè è la rivelazione di un lato essenziale della Realtà Spirituale.
La musica terrena è un eco, una risonanza di quella musica superiore e spirituale, chiamata dai pitagorici come “musica o armonia delle sfere”che un tempo tutti noi percepimmo in un lontano passato e che tuttora percepiamo durante il sonno; l’iniziato può pervenirvi, elevandosi sin fino alla sfera dell’ispirazione.
Il mondo dei suoni parla all’interiorità dell’uomo, al suo io immortale, e fin tanto che egli non è iniziato gli è dato in un primo tempo nella musica, il devachan,ossia la sua vera patria.
Quando si parla di conoscenze dei misteri, quali l’evoluzione dei mondi, l’azione delle gerarchie quali se ne parla nella Scienza Occulta, ci si sente come animicamente trasportati in un’atmosfera musicale.
L’interiore forza e vitalità dei pensieri antroposofici sembrano connesse e intessute con un nascosto elemento musicale.
La musica è un’arte dell’avvenire; ad essa saranno sottoposti dei grandi compiti per l’ulteriore evoluzione dell’umanità: nello sperimentare della musica si prepara inconscia- mente qualcosa del tutto nuovo.
In avvenire sarà possibile, attraverso la musica, arrivare ad una comprensione e ad un’esperienza dell’impulso del Cristo molto più profonda e reale di tutte le altre esperien-ze oggi accessibili all’uomo. (vedi Coscienza d’Iniziato)
I compositori del passato furono soltanto dei timidi precursori rispetto a quanto di poderoso verrà raggiunto in questo senso; può venir sentito come un segno del destino il fatto che Steiner abbia chiuso uno dei suoi ultimi cicli di conferenze con un accenno così tanto significativo ai futuri compiti della musica.
L’avvento dei registratori sono dimostrazione dell’attacco intrapreso da potenze nemiche dello spirito contro la necessaria e giusta evoluzione dell’entità umana; il meccanicizzare la musica è ucciderla: la musica deve essere vivente nella materia, non morta nella materia.
L’ESSENZA DELLA MUSICA (R. Steiner)
Prima conferenza: Colonia, 3 dicembre 1906 (pag.15)
Tutte le arti, escludendo la musica, traggono i loro modelli dal mondo fisico; esse rivestono le loro manifestazioni prendendo esempi e modelli ispirati dal mondo esterno, fatto di colori, forme e movimento.
Quando ad esempio uno scultore crea un’opera artistica, la crea traendola fuori dalla sua propria rappresentazione, ossia dalla sua facoltà di sentimento sorretta e trasposta nel pensare. Egli combina insieme molte e varie impressioni, o immagini ideali, conservate nella sua memoria. Prende dall’insieme delle forme o dei colori esistenti in sè o nella natura vari immagini che si andranno a configurare in un’unica espressione, che le riunifica, fondendo tante immagini in una sola.
Possiamo ben verificare che nell’esperienza innanzi ad un colore e davanti a un suono, ci pervenga la sensazione che da questi emani come una sorta di volontà esistente in essi, la quale esiste prescindendo da noi, al di fuori di noi.
Le altre arti siccome debbono passare inevitabilmente attraverso la rappresentazione, for-niscono nelle loro creazioni, rappresentazioni di immagini ideali, o meglio l’artista riproduce un’immagine archetipa di una Volontà che esiste al di fuori di lui.
Nella musica invece accade un’altra cosa: non potendo attingere ad alcun modello esistente nel mondo fisico che esprima l’elemento musicale, è come se il musicista stesse col suo orecchio appoggiato sul cuore della natura: egli percepisce la Volontà della natura e la riproduce in una sequenza di note musicali.
L’uomo nella musica percepisce il battito del cuore della volontà del mondo; l’anima trova nel suono la sua vera natura, la propria affinità di essenza.
Come le altre arti sono espressioni di immagini della volontà, la musica è l’espressione immediata della Volontà stessa, senza l’intervento della rappresentazione.
Quindi : altre arti = immaginazione
musica = ispirazione.
Nella musica l’uomo si sente molto vicino all’essenza della natura.Il fatto che essa possa parlare a tutti, come una sorta di linguaggio universale, ed agisca sin dalla prima infanzia, significa che in essa si muove l’essere divino del cosmo, essa rappresenta la vita attiva di Dio.
Il musicista, quando crea non può copiare nulla, prendendolo dalla natura fisica esteriore; (tranne il canto degli uccelli) da dove egli tragga il materiale delle sue creazioni lo si deve ricercare nella sfera della sua anima, nei mondi spirituali.
Il modello della musica sta nello spirituale; i modelli delle altre arti sono nel fisico.
IL DEVACHAN O MONDO DELLA MUSICA DELLE SFERE
Ogni notte noi penetriamo con il sonno, nel devachan, o mondo spirituale.
Quando il discepolo riesce ad ottenere la continuità della coscienza nel sogno, gli appare dapprima il mondo astrale, fatto di luce e colore e poi, piano piano giunge ad un altro mondo fatto di suoni, ove si percepisce un “risuonare”: è ildevachan.
L’elemento primordiale del mondo devachanico è un fluttuante mare di suoni.
Ad ogni cosa, nel mondo fisico, sta alla base un suono; il suono è ciò tramite il quale venne creato l’universo.
Durante il sonno, entrando in tale mare di suoni, veniamo permeati da essi nel corpo astrale e nell’io; ritornando il mattino nel corpo, imprimiamo tali suoni dal corpo astrale nel corpo eterico.
Il musicista compositore trasforma incoscientemente in suoni fisici, il ritmo, le armonie e le melodie che, durante la notte, egli ha percepito nel devachan, le quali sono rimaste impresse nel suo corpo eterico.
Questo è il misterioso rapporto tra la musica che risuona nel fisico e l’ascolto della musica spirituale durante la notte. La musica fisica non è che la copia della realtà spirituale.
Come l’ombra sbiadita sta in confronto all’uomo vivo, così la musica-ombra fisica sta alla vera musica-luce spirituale.
Il modello archetipo primordiale della musica sta nel devachan.
L’uomo può creare e accogliere in sè, la musica fisica, solo in virtù del fatto che deve per forza averla già in sè e quindi averla conosciuta in un tempo passato; egli la riconosce perchè l’esperienza musicale ricorda e stimola in lui una sorta di affinità con ciò che fuori di lui, avverte in lui. Come guardando una forma fisica inedita, dobbiamo obbligato-riamente riconnetterci con qualcosa da noi già sperimentato in passato e quindi inciso nella nostra memoria, dobbiamo intendere che se possiamo ascoltare o creare musica ciò è possibile solo perchè essa deve essere necessariamente già esistente in noi. Come il pensiero non può pensare una cosa che non conosce se non ha in sè nella percezione, il ricordo di averla già conosciuta, sperimentare musica non significa conoscere l’elemento musicale, ma ricordarlo.
COME AVVIENE L’AZIONE DELLA MUSICA SULL’UOMO ossia
IL MISTERO OCCULTO DEL MAGGIORE E DEL MINORE
Il corpo eterico è un modello eterico come più fine del corpo fisico; vi è un corpo ancor più fine parente del corpo eterico e tendente al corpo astrale, o meglio che s’interpone fra eterico e astrale: il corpo senziente. In esso è incorporata l’anima senziente, che vi s’inserisce come una spada nel fodero, formando così un tutt’uno, tanto da far apparire tale corpo senziente come un veicolo di supporto ove è contenuta l’anima senziente. L’uomo possiede inoltre l’anima razionale e l’anima cosciente la quale è congiunta al manas o sè spirituale.
( Mia considerazione )
Occorre distinguere fra corpo astrale e corpo senziente: nel libro Teosofia, il corpo astrale è inteso quale raggruppamento di corpo senziente (parte animale, elemento della corporeità fisica) e anima senziente (elemento più spirituale) in un unico elemento denominato appunto corpo astrale, mentrel’a.razionale e l’a.cosciente sono intese quale corpo dell’Io.
L’animale e l’uomo hanno in comune il corpo fisico, il corpo eterico e il corpo astrale; avendo appurato che il corpo astrale è da considerarsi come una compenetrazione dell’anima senziente dentro il corpo senziente durante lo stato di veglia, mentre nel sonno quest’ultimo rimane nel letto, rilasciando nel cosmo l’elemento più spirituale dell’anima senziente, si potrebbe affermare che come nell’animale agisce un’anima di gruppo che supporta e offre la vita di di sensazione e di istintività nella veglia, come fame, sete, sonno, paura, ecc, anche nell’uomo appare qualcosa di simile ad un’Entità che presiede alle necessità puramente animali.
Il corpo senziente è una parte del corpo astrale oggettivo appartenente all’Anima di gruppo spirituale: è come un contenitore nel quale s’inserisce, nello stato di veglia diurna, l’anima senziente.
Si può dire che le Anime di gruppo discendono sul piano fisico solo con la loro parte più bassa, l’anima senziente, ossia penetrando nel corpo senziente e agendo in corpi eterico/fisico animali onde guidarli lungo la loro vita terrena: la loroanima razionale e cosciente, quale corpo dell’Io, resta nel soprasensibile.
Nell’uomo invece, avendo egli in sè un Io che discende nel fisico completamente nello stato di veglia, con le sue due anime superiori, attraverso l’a. razionale e cosciente egli determina un dominio sui suoi elementi corporei, acquistando così la possibilità di compiere pensieri, sentimenti e azioni libere, in modo così ben dissimile da ciò che invece accadrebbe se agisse in lui un’anima di gruppo spirituale, allineata alle leggi eterne.
Tra l’altro ciò si è reso indispensabile causa la libera missione che l’uomo deve attuare.
Si può azzardare di dire che anche l’uomo ha quindi un’anima di gruppo che presiede le necessità di conservazione e di evoluzione della specie; l’anima senziente dello spirito di gruppo umana, vivente nel corpo astrale, e l’anima senziente umana sono da intendersi come la medesima cosa, fusa insieme; solo l’anima razionale e cosciente umana sono manifestazione e esplicazione dell’Io umano, come si potrebbe intendere dal libro Teosofia. (vedi pag.46, riportata all’inizio della mia considerazione)
Durante il corso dell’evoluzione, ci fu un momento in cui, vi erano animali superiori, provvisti come tutti gli animali di corpo fisico, corpo eterico e corpo senziente, il quale come già detto, è un elemento manifestante l’espressione dell’anima senziente appartenente all’Io di gruppo animale. Non recavano in sè alcun io.
Nel passato antico, accadde allora che entità resero disponibile la discesa di Io individuali, ossia di anime, entro corpi che avessero sviluppato un’affinità tale da poterlo accogliere. L’anima, dall’alto, dovette condensarsi, e il corpo senziente, in basso, dovette affinarsi; con ciò si produsse un’affinità fra i due che permise una compenetrazione.
Tali animali superiori si affinarono al punto di poter accogliere in sè un io divino, o meglio resero disponibili i loro corpi fisici quali strumenti su cui fondare la base di supporto per la manifestazione di un’io individuale.
L’anima senziente appare quindi come un elemento di proprietà dell’anima di gruppo spirituale: il vero e proprio corpo astrale; durante il giorno compenetrando il corpo senziente genera la vita di sensazione e di istintività, mentre durante il sonno lascia il corpo senziente nel letto per involarsi nei mondi spirituali, assieme, come nell’uomo, al corpo dell’Io.
Nel sonno quindi, mentre il corpo senziente rimane nel letto, il corpo astrale ossia l’anima senziente, insieme alle altre due anime vanno nel cosmo.
L’animale non ha però un Io, quindi è sprovvisto di anima razionale e cosciente; questi due elementi non sono incarnati sul piano fisico, ma si trovano nel soprasensibile, entro lo spirito di gruppo che anima tali animali.
Anche nell’animale avviene che il corpo senziente nel sonno resta sulla terra, ma essendo l’anima senziente non parte di un Io, ma bensì di un’io o anima di gruppo animale penetra nell’atmosfera o sostanza astrale (suo corpo astrale oggettivo) del suo spirito di gruppo.
Ciò avviene anche all’uomo: egli penetra con il sonno nell’atmosfera astrale dell’anima di gruppo Umana, però provvisto del suo Io, a differenza dell’animale singolo che non ha un’individualità propria.
Quindi si può dire: nell’uomo durante la veglia si può parlare di corpo astrale solo intendendo l’insieme fra corpo senziente e anima senziente compenetrati insieme come una moneta a due facce, come una spada nel fodero; nel sonno, rimanendo il corpo senziente sulla terra, è la sola anima senziente da intendere con il nome di corpo astrale.
Il corpo astrale è quindi un veicolo che compenetra l’animale e l’umano, ma che in realtà è un che di oggettivo, di impersonale, quale espressione manifestante un’anima di gruppo o spirito di gruppo. Il corpo astrale è propriamente l’insieme dell’atmosfera animica che si compone e si denomina configurando ad es. una parte dello “spirito di razza dei leoni”, che è in verità un’entità spirituale che non si manifesta scendendo nel piano sensibile, ma rimanendone al di fuori. Anche nell’uomo appare questo quid di impersonale.
Tali entità sono discendenti della 3 gerarchia.
Anche l’uomo possiede in sè come gli animali, tali spiriti di gruppo: essi fanno sentire il loro influsso tramite la loro anima senziente .
Si può quindi azzardare dicendo che si può parlare di vero corpo astrale permanente solo negli animali; nell’uomo esso è pure presente, come espressione di un’entità quale spirito di razza, arcangelo di popolo, ma che intessendosi e cozzando con la facoltà libera dell’io umano che opera con le sue “due anime, razionale e cosciente”, diviene, solo durante lo stato di veglia diurna, un elemento o corpo astrale individualizzato di proprietà dell’umano.
Quando durante il giorno, il corpo astrale o anima senziente s’inserisce nell’elemento corporeo del corpo senziente, a tal punto cessa l’azione oggettiva e governante dell’Anima di gruppo, intessendosi con l’attività e la facoltà dell’Io umano.
Nell’animale non vi è un io, quindi è il corpo astrale a supportare e generare i processi istintivi: l’Io dell’anima di gruppo animale agisce esternamente sul veicolo eterico e fisico della bestia; nell’uomo, è l’azione dell’io sul corpo astrale o più correttamente, l’azione dell’io sull’anima senziente che si esplica riflettendosi a sua volta sul corpo astrale nella veglia.
Il corpo astrale appare quindi come un veicolo per “viaggiare” nel mondo astrale, o meglio, per muoversi nei mondi superiori all’interno del proprio spirito o anima di gruppo umano; esso non è assolutamente di proprietà dell’umano, lo è apparentemente, solo nella veglia:
esso è più propriamente di proprietà dello spirito di gruppo umano o di razza, che nella veglia ha un influsso che è però dominato dall’azione dell’Io umano tramite la facoltà che l’uomo usufruisce dall’interazione del corpo eterico e corpo fisico, mentre nel sonno, cessando tale legame con gli elementi più corporei si attua un dominio più alto da parte dello spirito di gruppo. A causa di ciò, l’uomo si trova nel sonno nella stessa condizione o stato di coscienza presente nell’animale in stato di veglia.
Quindi:l’azione dell’Io umano si esplica attraverso le due sole anime: razionale e cosciente; l’anima senziente compenetrata con il corpo senziente è offerta dall’entità della 3° gerarchia che opera dall’astrale, quale supporto o campo di manifestazione per la generazione della coscienza pensante, senziente e volente dell’Io umano.
(fine mia considerazione)
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Quando l’uomo dorme, il corpo senziente rimane nel letto con il corpo fisico e il corpo eterico; le altre parti più alte, compreso il corpo astrale (o anima senziente), entrano nel devachan.
Nel devachan e nel mondo astrale gli esseri e le cose si compenetrano, all’opposto che nel mondo fisico: a tal uopo esso è anche chiamato sfera della permeabilità.
L’io e le tre anime vengono compenetrate così da suoni spirituali, dalle vibrazioni devachaniche; quando l’uomo ritorna nel mondo fisico, può trasmettere discendendo i gradini della sua costituzione occulta, dal corpo astrale sino all’anima senziente, la quale fa
risuonare il corpo senziente che a sua volta trasmette le vibrazioni al corpo eterico.
Si può dire quindi che se l’uomo crea o accoglie musica, questo avviene in quanto egli ha già in sè quei suoni nel suo corpo senziente; se li crea e quindi li traspone nel fisico è come se ricopiasse, rivestendo di suoni fisici ciò che in ispirito aveva percepito durante la notte, se invece ascoltando musica altrui ne è attratto o respinto dipende dal livello di affinità che riscontra fra quei suoni fisici e quelli che sono stati infusi in lui precedentemente di notte. Come guardando una forma fisica dobbiamo per forza riconnetterci con qualcosa che a noi sia già noto, per poter capire donde venga la musica la dobbiamo riconoscere come già in noi, averla già conosciuta in un altro momento.
Mentre al suo risveglio mattutino l’uomo non è cosciente di aver accolto dei suoni nella notte, egli sente in modo vago quando ascolta musica, che insite in lui esistono già come atavicamente, quelle impronte del mondo spirituale.
Quando si ascolta musica fisica, la prima impressione accompagnata dal relativo processo di percezione, avviene nel corpo astrale; esso trasmette e invia i suoni percepiti nel corpo eterico, sopraffacendo i suoni spirituali già presenti in quest’ultimo, suoni accolti dal devachan durante la notte. Qualcosa passa dal corpo astrale nel corpo senziente, il quale riceve così nuovi suoni fisici, esterni. Sorge una specie di lotta, fra corpo senziente e corpo eterico, una sorta di confronto fra i suoni presenti nell’eterico (che vengono dal devachan) e quelli che provengono dal mondo esterno fisico.
In questo consiste il benessere che si ha nell’ascoltare e nel creare musica.
Se le armonie e le melodie provenienti dal mondo fisico sono più intense e ricche, quindi recano in sè contenuti sublimi e divini, immagini vive dello spirito, così elevate da sopraffare quelle già presenti nel corpo eterico, allora si sperimenta la gioiosa tonalità maggiore. (Ciò equivale al percepire gioia, cioè speranza di ritrovare la patria perduta)
Al contrario, quando le armonie e le melodie udite nel fisico sono povere e deboli e non hanno quindi in loro alcuna espressione dell’eterno, vengono sopraffatte da quelle presenti nel corpo eterico, donando l’esperienza nostalgica della tonalità minore. (equivalente allo sperimentare un senso di mancanza, di non poter ritrovare la propria perduta patria perduta)
L’ASCOLTARE LA MUSICA FISICA
(mia considerazione)
Nell’esperienza maggiore, (l’alto dello spirito) il corpo senziente appare vittorioso sopra il corpo eterico; oppostamente nell’esperienza minore, (il basso della materia) è invece il corpo eterico ad essere vittorioso sul corpo senziente, dice Steiner.
In altri termini, ci si potrebbe esprimere anche in questo modo:
– Nel maggiore si trova un’espressione del sentirsi sostenere da un quid che ci porta un sentore che testimonianza in noi, la veridicità dell’esistenza della realtà spirituale fuori di noi; è una sorta di conferma, di messaggio occulto che ci sussurra che lo spirito esiste, anche nella materia, e che ci ricorda della nostra vera natura divina: in esso troviamo affinità con la nostra anima. Nel maggiore è possibile accogliere, ricevere indizi che rivelano nell’espressione dei suoni fisici, l’esistenza dello spirito.
Quando l’uomo sperimenta il maggiore, sente benessere gioioso perchè in tale espressione vi è un qualcosa che si accorda e gli ricorda, quale reminescenza, quella realtà che un tempo egli contemplò nei mondi spirituali. (per es. durante la notte)
Si potrebbe anche azzardare, affermando che, il prediligere l’ascolto o il creare in tonalità maggiore, rappresenta il cogliere nell’incanto che è celato dietro il suono fisico, il riflesso o la vera manifestazione dello spirito; quindi all’aver tendenza all’avere già in sè stessi fiducia nello spirito, certezza nel credere all’esistenza dello spirito. Ciò è pura prerogativa di colui che trova nel fisico la dimostrazione, la prova di aver trovato in sè la presenza di una natura divina, similare alla stessa natura della musica: egli coglie lo spirito nella materia.
L’uomo che ricerca e crea in maggiore è quindi colui che sentendo il Logos, il divino in lui tramite il suono, ha fede in sè e nello spirito: avverte in sè il soffio della Parola primordiale. IL maggiore dà conferma della realtà dello spirito da fuori di noi, in noi.
– Il prediligere invece l’ascolto o il creare in minore, manifesta all’opposto, sfiducia in se stessi e nello spirito; i suoni spirituali impressi nell’eterico derivanti dal devachan non trovano conferma nel suono fisico.Non si trova testimonianza dello spirito nella materia; non si riesce a trovare un’affinità fra il nostro essere spirituale interiore e il mondo esterno. Il minore esprime il non riuscire a trovare, pur cercando, l’essenza che vive in noi, fuori di noi. Il Logos che vive in noi, esiste solo in noi, non esiste fuori di noi.
In sintesi, si può quindi asserire:
– L’ascoltare o il creare in maggiore rappresenta certezza di credere all’esistenza dello spirito, e quindi sicurezza di poterlo un giorno ritrovare:è un gioire nella gloria.
– L’essere inclini al minore, invece esprime grande nostalgia, malinconia, timore che il non trovare nel fisico testimonianze dello spirito, significhi che lo spirito non esiste e che quindi mai ritroveremo quella patria smarrita. E’ un urlare, un lamentarsi, un piangere se stessi nella propria agonia nostalgica che pur avvertendo un che di divino dentro al proprio essere, è alla ricerca di un divino nell’esterno che sembra non esistere.
Le armonie maggiori ripristinano in noi momentaneamente, l’antica condizione di grazia primordiale edenica, facendoci cogliere nel momento dell’ascolto come un riandare in un sentimento vivente indietro a quel tempo: in esse vi è un qualcosa che esprime quella gioia che noi sentivamo allora promanare dalle anime degli Dèi, giubilanti per la loro creazione.
Nelle armonie minori avvertiamo invece una mancanza, una solitudine immensa che ci pervade, una nostalgia per un passato che sembra non debba mai più ritornare; in poche parole rimpiangiamo una condizione di grazia che abbiamo perduto.
– I temperamenti che prediligono il Maggiore sono esseri sognanti (quali i mistici) certi che verrà un tempo in cui verrà raggiunta la patria spirituale; ciò determina un atteggiamento rivolto verso l’esterno, spesso altruista.
– I temperamenti che sono inclini al Minore sono invece esseri all’eterna ricerca di trovare
nell’agonia della ricerca su questo mondo, un qualcosa che gli confermi o gli dimostri di poter un giorno venir consolati e quindi poter raggiungere la patria spirituale, non trovando nel mondo fisico l’esistenza di alcun elemento spirituale che li sostenga nello sperare; per tal motivo appaiono chiusi in sè, seppur maggiormente attenti e coscienti.
Quindi: Maggiore = vita o fiducia nello spirito; lo spirito è ben presente nel mondo, nella natura;
Minore = morte, sfiducia nello spirito; ricerca dello spirito dentro sè stessi..
Ancora: Maggiore = periferia; Minore = centro.
Seconda conferenza: Berlino, 12 novembre 1906 (pag.23)
Solo ciò che è percepibile dai sensi è conoscibile all’uomo; tutto deve passare dalla percezione, attraverso la rappresentazione, per sviluppare conoscenza. (Schopenhauer)
Vi è una sola cosa per la cui percezione non abbisogna di alcuna azione dall’esterno: l’uomo stesso. Mentre tutto ciò che è nel mondo è mutevole, in trasformazione, l’uomo avverte in sè un elemento invariabile, sempre uguale in lui.
Nel cuore umano sta la facoltà di pensare e di portare a compimento quel che era l’intenzione della natura: la musica è l’espressione della volontà della natura, mentre tutte le altre arti solo l’espressione dell’idea della natura.
I 3 STATI DI COSCIENZA NELL’UOMO e il Mondo Mentale
L’uomo può sperimentare 3 stati di coscienza:
1 – stato di veglia: si attua tramite i sensi fisici= mondo fisico;
2 – stato di sonno con sogni: tramite sensi animici = mondo astrale[1];
3 – stato di sonno senza sogni: ” ” spirituali = mondo devachanico[2].
Con l’Iniziazione, dapprima si penetra coscienti nella vita di sogno; appare un mondo pieno di fluenti colori, un mare di luce pieno di scintillanti esseri viventi : il mondo astrale.
Proseguendo, con l’Iniziazione si arriva a sperimentare nello stato di sonno senza sogni il
fatto che il suddetto mondo astrale, di luce e colori, diviene permeato e attraversato da suoni. E’ il devachan, o mondo mentale concreto, (le prime 3 regioni) la cui peculiarità è quella appunto di essere un mondo risuonante nella sua essenza. Ciò che prima nella grande calma del mondo astrale veniva percepito come forma e colore, ora comincia a risuonare.
I tre mondi, fisico, astrale e devachanico si compenetrano.
Esiste un piano ancora superiore al Devachan, (4° regione del mondo spirituale, ossia la prima del mondo mentale astratto) ove dal suono esce un qualcosa di simile alla Parola; da cui viene ogni reale ispirazione artistica, il mondo da dove attinge l’artista per le sue creazioni: qui risiedono i modelli e gli archetipi dell’arte.
GLI ARTISTI
Non soltanto l’iniziato vive in questi mondi; anche l’uomo comune vi vive continuamente: la differenza sta nel fatto che egli non ne è però attivamente cosciente; ciò avviene in modo occulto, incantato, per lui: egli non sà donde attinge la sostanza delle sue creazioni. Quando al mattino l’uomo si risveglia, porta con sè l’arte attinta da quei mondi.
L’arte si attinge nel sonno.
Difatti, il pittore dove ha visto quei toni, quei colori risplendenti? Sono l’effetto dell’esperienza astrale notturna incosciente. Nella pittura vediamo un’immagine riflessa, un’eco del mondo astrale nel mondo fisico; si possono anche constatare gli effetti che suscitano in modo così grandioso sull’uomo.
Non si deve credere che in un artista sia razionalmente e coscientemente chiaro ciò che è misteriosamente infuso nelle sue opere; le ripercussioni delle sue esperienze astrali non hanno bisogno di imprimersi sino alla coscienza fisica per vivere nelle sue opere.
L’artista non è quasi mai necessariamente cosciente delle sue creazioni.
Il pittore riproduce come in un’ombra, il mondo astrale; il musicista riproduce l’eco della musica esistente nel mondo Devachanico.
Le melodie, le armonie sono vere immagini di entità viventi dimoranti nella 4° regione del mondo spirituale, o mondo mentale astratto.
Al risveglio, ogni mattina, l’uomo ha realmente attraversato un elemento musicale, un mare di suoni.
IL MISTERO DEL BENESSERE NELL’ASCOLTARE MUSICA
Il senso del benessere musicale consiste nel giusto accordarsi delle armonie accolte durante la notte nel devachan, che sono quindi state portate giù dall’alto, con i suoni e le armonie percepite quaggiù nel mondo fisico, attraverso gli strumenti musicali. Se i suoni esterni ascoltati nel fisico corrispondono a quei suoni interiori, allora sentiamo benessere musicale.
IL MISTERO DELLA GIOIA E DEL PIACERE (importante)
La facoltà, per l’uomo, di poter essere un ente cosciente sulla terra nella veglia, consiste sempre in una specie di superamento del mondo esteriore da parte del mondo interiore.
Quando l’anima, (che è espressione di un mondo più elevato) realizza la vittoria sull’elemento corporeo-vivente, l’uomo prova piacere e gioia.
Tutto ciò che l’uomo sperimenta come gioia e piacere avviene in virtù di una lotta fra corpo senziente e anima senziente. (in mezzo a questi due elementi sta il corpo astrale)
IL MINORE E IL MAGGIORE ESOTERICO
Sotto l’azione della tonalità minore le vibrazioni del corpo senziente sono più forti; ciò determina dolore nell’anima, perchè in tale impulso che proviene dalla materia essa avverte la morte dello spirituale, sente che predomina in lei l’elemento mortale: è come appesantita, priva di ali.
In un’immaginazione, il corpo senziente è come se urlasse all’Io: “La patria dello spirito è molto lontana da te, così lontana che forse non esiste più.” E in ciò essa geme, si lamenta, si rammarica, sconsolata.
Nella tonalità maggiore invece è l’anima senziente a vibrare più fortemente; l’impulso che è promanato dallo spirituale proclama la vita dello spirituale: l’anima si sente risorgere, avvertendo in sè la sua vera natura immortale: essa si sente alata.
In un’altra immaginazione, è come se l’anima senziente sussurrasse all’Io: “La patria dello spirito ti sta inviando nel messaggio musicale un qualcosa il quale testimonia il divino immortale che è in tè; verrà un tempo in cui tornerai nella tua vera e antica dimora celeste.”
Quindi si può dire:
– Minore= dolore, nostalgia dell’anima per timore di non poter ritornare alla vera casa: vittoria della morte sulla vita. Disperazione.
– Maggiore= gioia, nell’anelito di poter sperare di ritrovare la patria perduta: vittoria della vita sulla morte. Consolazione.
L’anima, avverte in ciò che proviene dal Devachan quale elemento musicale, ciò di quanto è più connaturato, quanto vi è di più familiare con essa stessa.
La patria d’origine dell’uomo è il mondo devachanico, e gli echi di quella patria risuonano per lui nelle armonie e nelle melodie del mondo fisico.
Fino a che egli non è un iniziato, il mondo spirituale, la sua vera patria, gli dà dei cenni attraverso l’elemento musicale, gli si presenta nella musica; in tal modo è come se lo spirito gli inviasse occulti messaggi.
La musica è un’essenza sublime, un ponte fra il mortale e l’immortale.
Da ciò proviene l’intima relazione di affinità fra la musica e l’anima dell’uomo; la musica parla all’uomo della sua parentela primordiale nello spirituale.
IL SORRISO E IL PIANTO NELLA MUSICA
(E’ quasi impossibile per un musicista sforzarsi di sorridere ascoltando un accordo minore, come è quasi impossibile imbronciarsi ascoltando un accordo minore. Pare che i muscoli facciali abbiano in sè un’automatica o volontaria tendenza a seguire le disposizioni animiche suscitate dalle differenti armonie.)
LA MUSICA QUALE ELEMENTO CHE DEVE ESSERE SEMPRE RICREATO
Le opere architettoniche, i dipinti, le sculture sono opere fate dalle mani dell’uomo; esse sono modelli spirituali trasposti nella materia, che hanno preso forma grazie all’azione dell’uomo. Essi sono durevoli nel tempo: possono venir contemplate in diverse epoche, da individualità che nelle diverse incarnazioni furono diversi uomini; in tal modo, avendo voluto fermare nella materia, l’arte, ossia il modello vivo tratto dal mondo della vita spirituale, lo si è dovuto come uccidere, rendendolo immoto quale si presenta.
Le opere musicali invece non si possono fissare nella fisicità, essendo l’elemento sonoro costituito unicamente da fluente vita: devono sempre venire riprodotte, per poter essere contemplate e ascoltate dall’uomo.
(a ciò ci si potrebbe contrapporre dicendo che invece è possibile fissare il suono registrandolo su supporto magnetico o digitale, o inciso su un disco; ma qui si sta parlando di possibilità di fermare la musica per mezzo dell’azione dell’uomo, tramite le sue membra, al pari di ciò che viene fatto nelle altre arti. L’uomo non può, con le sue mani, incidere un nastro magnetico, un disco, un floppy disk; deve avvalersi di un supporto energetico quale il magnetismo o la codifica numerica digitale: pur avendo il magnetismo e il linguaggio numerico del computer preso origine da forze, leggi e logiche esistenti in natura, non sono queste ultime di proprietà dell’uomo; esse sono gestite da entità superiori. Proprio fra queste si sono frammischiate, nell’evoluzione terrestre, altre entità nemiche dell’evoluzione, dette luciferiche e arimaniche, le quali hanno spinto l’uomo ad utilizzare le forze e le leggi naturali per scopi che vanno ben al di là delle logiche universali, dettate dalle intenzioni divine.)
Terza conferenza: Berlino, 26 novembre 1906 (pag. 35)
In un rapporto uguale, di come l’uomo sta alla sua ombra proiettata sul muro, ci si presenta la musica del Devachan, rispetto l’ombra che appare nel suono fisico.
LA REINCARNAZIONE E I SUPPORTI FISICI SULLA TERRA
Quando un’individualità si deve incarnare, dal Devachan essa si sente attratta da famiglie che hanno nel fisico caratteristiche genetiche delle quali abbisognano; a seconda che sulla terra si rendano disponibili da parte di famiglie, corpi o involucri fisici che possano servire ad una data individualità per manifestarsi e quindi di incarnarsi, il periodo di permanenza nel Devachan può venir anticipato o ritardato di centinaia di anni.
IL CORPO SENZIENTE E IL CORPO ASTRALE
Gli animali superiori hanno in comune con l’uomo il fatto di avere un corpo fisico, un corpo eterico e un corpo senziente, sulla terra.
Gli animali hanno un’anima oggettiva, non personale, un’anima di gruppo, che li muove, la quale è rappresentata da un’entità che si manifesta nel fisico tramite una specie animale, ma che vive nel mondo astrale, non scendendo sulla terra quale entità spirituale individuale. Nell’uomo invece l’anima è individuale, soggettiva, personale, ed è presente sul piano fisico. Il corpo senziente nell’uomo è quindi soltanto una parte del corpo astrale. (Sembrerebbe così che nell’animale il corpo senziente sia lo stesso corpo astrale.)
L’ERA LEMURICA: GLI ANTENATI DELL’UOMO E LA DISCESA DELL’IO
La terra allora era popolata da animali ora estinti che erano i progenitori degli attuali, dai quali sono provenuti, come una sorta di discendenti decaduti; quegli animali primordiali di cui non esiste alcun residuo sulla terra, furono i progenitori dell’attuale natura fisica dell’uomo: essi avevano corpo fisico, corpo eterico e corpo senziente.
Avvenne allora che il corpo senziente di quegli animali si era evoluto in modo da poter accogliere in sè un Io umano; gradatamente l’io si collegò con quegli esseri, discendendo dai mondi superiori. Così come l’animalità crebbe verso l’alto, allo stesso modo l’Io scese verso il basso. L’Io era consisteva delle tre anime: senziente, razionale e cosciente.
Il corpo dell’Io, con le sue tre anime, e in particolare l’anima senziente dovette dall’alto condensarsi, mentre il corpo senziente dal basso, dovette invece affinarsi.
Solo allora si produsse un’affinità vibratoria fra i due elementi, (fra corpo senziente e anima senziente) tanto da potere compenetrarsi l’un l’altro.
Come una sciabola nel fodero, l’anima senziente si incorporò nel corpo senziente; vedi Genesi:
“Iddio alitò nell’uomo un fiato vitale, ed egli fu fatto un’anima vivente.”
I 3 STATI DEL MONDO FISICO E I 4 STATI DEL MONDO ETERICO
La materia ha 3 stati:
- solido: terra;
- liquido: acqua;
- gassoso: aria;
il mondo eterico ha invece 4 stati:
- calorico: etere del fuoco;
- etere di luce;
- etere chimico o del Suono o dei numeri;
- etere vitale o della vita.
Tutti il suddetti provengono dall’ etere della vita.
Gli stati della materia, possono mutare solo in modo susseguente, ossia da solido divenire liquido, da liquido aereo, e inversamente dall’aereo divenire prima acqueo e poi terroso; ciò avviene attraverso l’azione del calore, il quale muta gli elementi da stato in stato: il fuoco è un mediatore quindi, o meglio, un trasformante.
I tre stati, solido, liquido, gassoso, dal basso possono farsi permeare direttamente e arrivare solo fino all’elemento del fuoco; allo stesso modo l’astrale, dall’alto, può giungere solo fino all’elemento del calore, non fino agli stati della materia, nel basso. Si può dire che il corpo eterico fa da mediatore degli impulsi, delle impressioni che dal corpo fisico vanno al corpo astrale e che dall’astrale sono diretti al fisico. L’eterico è un ponte fra astrale e fisico, fra fisico e astrale.
Nell’antichità, gli animali avevano il sangue freddo proprio in virtù del succitato fatto occulto: essi non erano in grado di elevare gli elementi fisici sino all’etere di fuoco; il fuoco non permeava che debolissimamente nei processi. Quando i corpi fisici si resero idonei ad accogliere in sè l’elemento di calore, ossia si affinarono, per avvicinarsi all’essenza del fuoco, (ovviamente partendo dall’elemento dell’aria che si avvicinò allo stato di vapore che è aria più fine, cioè riscaldata) allora il loro sangue cominciò a riscaldarsi, e rendersi idonei a poter accogliere in sè un Io. Difatti solo un corpo fisico in grado di sviluppare sangue caldo è in grado di accogliere in sè un Io. Gli animali che rimasero indietro allora sono gli anfibi odierni.
L’animale a sangue caldo attraendo in sè un Io, diede origine all’umano, quale essere vivente cosciente.
L’ORECCHIO E’ L’ORGANO PIU’ ANTICO
L’orecchio è un organo antico; esso, rispetto gli altri organi si trova al più alto livello di evoluzione; la laringe è invece più recente.
L’orecchio fornisce di percepire le tre dimensioni dello spazio: lunghezza, larghezza e altezza. Nell’antichità primordiale l’uomo percepiva lo spazio allo stesso modo in cui oggi percepisce il suono: ciò si può denominare come la facoltà di potere orientarsi nello spazio attraverso appunto il senso del tempo. L’udito odierno non è che un rimasuglio di ciò che un tempo fu tale senso di orientamento nello spazio.
Oggi la coscienza del senso dello spazio è del tutto ignorata, suppur esistente in minore o in maggior modo negli uomini. Il senso dello spazio offriva l’opportunità di percepire lo spazio circostante; oggigiorno l’orecchio percependo il suono, sente invece quello che trapassa dallo spazio nel tempo.
A tal causa vi è un’affinità fra senso musicale e senso matematico.
Quarta conferenza: Lipsia, 10 novembre 1906 (pag.43)
Schopenauer dice che vi è qualcosa nelle arti che conduce dal transitorio all’eterno;
Mentre le altre arti sono riproduzioni di archetipi spirituali, la musica è l’archetipo stesso che parla. Pittura e scultura sono rappresentazioni dell’idea in sè, la musica è l’espressione della cosa in sè. Non è l’idea, ma è l’Entità in sè che ci parla.
Goethe nel suo viaggio in Italia dice: “Nelle opere create secondo leggi naturali, quindi riunendo ordine, misura e armonia, cade ogni arbitrio, ogni finzione, diviene Arte : è necessità, è Dio stesso che parla.”
Le altre arti, come architettura e scultura, sono musica irrigidita; se i dipinti potessero essere resi fluidi, scorrevoli, agirebbero in modo simile alla musica.
La musica parla agli uomini in modo molto più intimo e immediato.
IL CORPO ETERICO INFERIORE E SUPERIORE NELL’UOMO
La musica dapprima agisce dai sensi verso il corpo astrale, poi passa nel corpo eterico.
Il corpo eterico dell’uomo consta di due parti:
1- il corpo eterico inferiore, proveniente dal suo passato animale primordiale, quando non aveva ancora in sè un Io;
2- il corpo eterico superiore, il quale lo accompagna da quando egli ha ricevuto in sè un Io.
La tonalità minore fa vibrare particolarmente la parte eterica inferiore; in ciò si prova il sentimento di sentirsi ancora pervasi di animalità, quindi non ancora purificati.
La tonalità maggiore invece facendo vibrare l’eterico superiore, esprime una sorta di vittoria della parte eterica superiore sul quella inferiore: l’uomo si sente purificato dalla natura animale.
Nella musica vi è insita una disposizione per una nuova evoluzione; vi è qualcosa diprofetico per l’evoluzione futura.
ASCOLTARE WAGNER AIUTA A TRASFORMARE IL PROPRIO TEMPERAMENTO
Ascoltando opere di Mozart, e specialmente di Rossini, le vibrazioni proseguono dentro il corpo eterico; ma con l’ascolto di Wagner si può conseguire una trasformazione del temperamento e delle proprie tendenze insite nel proprio corpo eterico.
IL MESSAGGIO OCCULTO NELLA VOCE DELLA MUSICA
La musica è come un messaggio personale indirizzato all’io dell’uomo, proveniente dalla sua patria, il Devachan; è come se occultamente attraverso le note della musica gli venisse sussurrato: “ Io sono te, e tu sei della mia specie.”
PRIME RISPOSTE A DOMANDE Dornach, 29 settembre 1920 (pag.51)
SULL’ALLARGAMENTO DEL SISTEMA TONALE
Ogni uomo sperimenta in modo diverso il singolo suono; ciò lo porta ad una differente ed individuale comprensione ed emozione dell’armonia musicale.
L’emozione su di un singolo suono è già in sè una melodia? Può essere, il singolo suono, o addirittura il rumore, essere una melodia condensata, concentrata in un solo tempo o momento?
Una nota singola prolungata, se meditata, può far rendere visibile un’immagine.
Debussy è il precursore di un qualcosa che deve ancora venire.
In futuro la musica verrà composta in modo diverso da oggi; ciò avverrà solo se verrà ampliato il sistema tonale.
Occorre mettere l’elemento musicale in relazione con la costituzione occulta umana;
– sistema neurosensoriale; facoltà di rappresentazione, pensare= melodia;
– sistema cardiaco; facoltà di sentimento, ——————- sentire= armonia;
– sistema delle membra; facoltà della volontà, ————- volere= ritmo.
L’essenza delle forme musicali corrisponde all’intero uomo, al risuonare, l’uno nell’altro, di pensare, sentire e volere.
Un’opera musicale è l’espressione dell’intero uomo che l’ha creata, il quale in modo completo, si svela all’altro uomo.
SECONDE RISPOSTE A DOMANDE Dornach, 30 settembre 1920 (pag. 64)
L’uomo è un vivente strumento musicale che riproduce le armonie e la musica del cosmo.
Quando si parla dello spirito occorre trovare artisticamente una sintesi fra un altare e un tavolo di laboratorio.
TERZE RISPOSTE A DOMANDE Dornach, 30 settembre 1920, sera (pag. 64)
Le sette note corrispondono ai sette componenti occulti nell’uomo.
Il sentimento minore fa sperimentare all’uomo una sensazione di pesantezza, di abbassamento, di immobilità, causata da un prevalere dei processi distruttivi del corpo astrale sul corpo eterico; il sentimento maggiore invece all’opposto, proclama una sorta di creazione, di risurrezione del corpo eterico verso il corpo astrale, il quale genera elevazione, alleggerimento e slancio.
NESSO FRA VOCALI E COLORI
– Le vocali O e U sono “cupe”, oscure, maggiormente convincenti tonalmente;
– le vocali E e I sono “incandescenti”, chiare; sono meno musicali, quasi stridule;
– la A sta in mezzo.
Le vocali cupe, O e U corrispondono ai colori scuri, le vocali incandescenti E e I invece ai colori chiari.
LE VOCALI SI PERCEPISCONO IN DIFFERENTI PARTI DEL CORPO
– la I in alto nella testa;
– la E nella laringe,
– la A nelpetto;
– la O nell’addome;
– la U piùin basso.
Le razze umane si rispecchiano e si esprimono anche secondo le differenti caratteristiche,
come nella musica cinese, indiana, greca, italiana, irlandese, scozzese, ecc.
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Considerazioni; Dornach, 20 dicembre 1920 (pag.93)
L’ACQUA E’ L’ELEMENTO OVE IL SUONO SI RIFLETTE IN MODO PIU’ REALE
L’aria non è il mezzo più appropriato e fedele per la propagazione del suono.
Il suono sarebbe percepito in modo veramente adeguato se fosse percepito nel suo proprio etere.(in ciò si allude alla corrispondenza d’azione fra elemento liquido ed etere del Suono o chimico)
Onde poter ascoltare il suono nella sua vera essenza, occorrerebbe ascoltarlo nell’acqua o nell’aria molto umida; là lo si udrebbe nella sua realtà, nelle giuste e reali armoniche.
L’elemento acqueo è il vero portatore del suono.
VIENNA OCCULTA CITTA’ MUSICALE
Il bacino di Vienna, ove sorge la città, è un compendio di tutte le condizioni europee di terreno e suono; le combinazioni chimiche del terreno corrispondono a veri e propri rapporti di suoni, ossia rapporti cosmici.
A Vienna vige un ambiente animico spirituale che facilità e alimenta la creatività.
L’uccello Fenice rappresentava nell’antichità l’anima immortale umana.
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L’ESPERIENZA DEL SUONO NELL’UOMO
(conferenze tenute per gli insegnanti della scuola Wardorf)
pag.105 – Prima Conferenza: Stoccarda, 7 marzo 1923
Nella musica vive un elemento sognante che porta l’uomo in una sorta di stato di incoscienza; lo sperimentare della musica può venir fatto coscientementesolo se supportato dalle conoscenze antroposofiche.
Nelle antiche scuole dei misteri la Conoscenza spirituale chiaroveggente era anche chiamata Conoscenza musicale: l’uomo un tempo vedeva e sentiva veggentemente i Suoni, quali espressioni di entità divine, che usavano la musica per creare.
L’elemento musicale è il quid tramite il quale si è generato il Tutto, il cosmo intero; nell’uomo la parte spirituale di tale elemento creatore è andata perduta causa l’incoscienza data dalla materialità, con il passare del tempo; quale residuo del mondo spirituale l’uomo collega e genera la parola e il linguaggio; poi realizza nel fisico degli strumenti che sostituiscono le immaginazioni o entità che prima percepiva per veggenza istintiva.
L’elemento musicale non esiste nel mondo fisico; essendo la musica tutta forma e contenuto, non richiede nessun altro supporto se non quello che le è dato entro il suo proprio elemento. Le altre arti, come la pittura, abbisognano di supporti o modelli tratti dal mondo fisico; la musica no. L’intellettualismo non può occuparsi della musica, perchè esso può farlo solo nei campi in cui esistono oggetti esteriori; il parlare dell’elemento musicale, è possibile solo se non si fa appello ai concetti comuni che servono solitamente per comprendere il nostro mondo fisico.
Mentre pensiamo usiamo il cervello per esporre concetti grossolani riguardo ciò che concerne il mondo esterno delle forme, vivendo come dentro di esso: siamo davvero come chiusi dentro al nostro cervello; quando formuliamo concetti, usciamo fuori dal mondo della musica: difatti tale mondo sta in un’altro piano rispetto quello delle idee e delle rappresentazioni. Sui può certo dire che esiste in noi, una nota vitale che a seconda della sua struttura si esplica in pensare o musica.
Una musica afferrata dal pensare cesserebbe immediatamente di essere musicale.
Quando facciamo musica, dobbiamo uscire dal pensare; quando pensiamo non possiamo fare musica: si può dire che in entrambi i casi la “nota” vitale comincia a turbarsi e a vibrare su frequenze dissimili da quelle che caratterizzano il momento pensante e l’esperienza musicale.
Quando tale nota assume un carattere vibratorio particolare, allora non viene più sentita come nota musicale: ove penetra il concetto, che poi si rende obiettivo nel pensiero pensato parlato, assume la particolarità di abolire la sonorità trasformandola in lettera alfabetica. Essa elimina il suono, in quanto divenuto lettera, distaccando l’elemento musicale.
(E’ fondamentale l’aver ben chiaro e comprendere dapprima di tutto che la musica, vive nell’uomo interiormente, soprattutto tramite il corpo eterico, essendo l’elemento sonoro un’essenza di carattere vitale. Tale vitalità si esprime e si palesa maggiormente con l’esperienza nelle terze maggiori e minori.)
L’ORGANO SENSORIALE DELL’ORECCHIO
L’orecchio ha una funzione completamente diversa da ciò che si suppone generalmente; è falso credere che una nota o una melodia si oda solo con l’orecchio: la percezione musicale viene attuata in verità, con l’insieme di tutto gli elementi fisici e sottili dell’uomo. La coscienza dell’esperienza musicale è solo supportata dall’organo dell’orecchio.
L’occhio mette in relazione l’uomo con le forme esistenti nel mondo esterno; ciò non vale per l’orecchio: esso difatti non mette l’uomo in relazione con nulla di presente fisicamente all’esterno, ma si può dire che invece lo mette in rapporto alla dimensione del sentimento, della vita dell’anima, che non ha manifestazione nelle forme fisiche.
I suoni fisici abbisognano, per manifestarsi onde venir percepiti dall’orecchio, dello spazio aereo, ossia dell’elemento dell’aria: senza esso non sarebbe possibile percepire con i sensi uditivi fisici, le manifestazioni sonore. Il mezzo di trasmissione del suono è l’aria.
(mia considerazione: gli eteri, stati o elementi sono 7:
stato fisico = 1 solido o terra, 2 liquido o acqueo, 3 aereo o gassoso,
stato eterico = 4 calore o fuoco, 5 l’etere di luce, 6 l’etere chimico o del Suono, 7 l’etere vitale.
I campi d’azione corrispondenti fra i 3 elementi e i 4 eteri sono:
– Solido = etere vitale;
– Liquido = etere del suono o chimico;
– Aereo= etere di luce;
– l’etere di Fuoco funge come azione mediatrice fra gli elementi e gli eteri.
Il suono fisico in sè proviene quindi dall’azione di Forze che dall’Etere Sonoro si manifestano nel piano sensibile tramite l’utilizzo dell’ Etere dell’Aria.
Il Suono appartiene e deriva quindi dall’Etere sonoro, non dall’aria. Si può concludere dicendo che l’aria è il mezzo di manifestazione dell’elemento sonoro, il quale ha origine da sfere più alte. Quando si parlerà di elemento sonoro, ci si dovrà quindi riferire non più alla manifestazione sensoriale del suono, ma bensì a ciò che si genera da principio in una sfera dissimile da quella dell’aria.
– elemento sonoro: azione o causa di Forze dell’etere del suono o etere chimico;
– elemento aereo: esplicazione o effetto delle suddette)
L’orecchio, è l’organo capace di fronte all’esperienza sonora, di separare l’elemento aeriforme dall’elemento sonoro, donandocelo come elemento riflessodi ciò che come un calco, proveniente dall’etere sonoro si è impresso nell’etere aereo. (Nell’aria appare il calco o copia di uno “stampo” derivante da un’originale proveniente dall’etere del suono.)
L’orecchio ci rimanda all’interno del nostro organismo umano il suono che vive nell’aria, ma in modo da separarlo dal supporto aereo, donandoci e facendoci presagire così l’esperienza eterica o vitale che è contenuta nel suono. (Il fatto che la musica sia un mezzo così largamente coinvolgente e profondo per tutti gli umani, è dovuto al fatto che nel percepirla si penetra in contatto, anche se di riflesso, con la realtà della Musica delle Sfere.)
L’orecchio preleva dall’elemento aereo, il calco fisico o ombra di ciò che sarebbe la Vera essenza del suono, ossia trae un’immagine riflessa, o risonanza, della realtà del vero suono, introducendolo nell’interiorità; esso riflette una pura esperienza eterica.
L’orecchio è un apparecchio riflettente per la percezione del suono, ossia è un organo di senso che non interviene in modo immediato, ma in modo da riflettere.
LE ERE ANTICHE E LA MUSICA: le scale melodiche di 5° e 7° del passato
Nell’antica epoca atlantica, tutto veniva accordato con una successione di settime, con scarsissima somiglianza con la musica odierna: non si conoscevano per nulla le quinte.
L’atlantideo costruiva le sue melodie basandosi sull’appoggio delle varie settime poste sulle varie ottave; nello sperimentare della settima, egli si sentiva come rapito, liberato dal suo legame sulla terra, come trasportato in un altro mondo. La musica lo faceva immergere nel mondo spirituale, come una sorta di ricordo, di reminescenza.
(la scala di settime si attua tramite un bicordo composto dalla tonica insieme alla settima;
es.: do-sib, re-do, mi-re, fa-reb, sol-fa, la-sol, si-la.) oppure forse con solo 2 note nelle varie scale es.: Do-sib.
Poi, nell’epoca postatlantica, nella stessa misura in cui l’uomo prendeva possesso del suo corpo fisico e penetrava nella materia, avvenne che ciò venne percepito come un quid di antipatico, di doloroso. Fu allora che l’uomo percepì il sentimento della quinta, ossia forma le sue scale musicali però senza usare la tonica e la quarta; esempio: re, mi, sol, la, si. (pentatonica)
(Le esperienze di tale scala di quinte si trovano tuttora nella musica cinese: es. di scala pentatonica, ossia per intervalli di 5°:
do- re-mi-fa-sol
sol- la-si-do-re
re- mi-fa-sol-la
la- si-do-re-mi
mi- fa-sol-la-si
scala susseguente finale: pentatonica di Sol o Mi- = re-mi-sol-la-si)
(oppure la scala di quinte si forma usando dei bicordi, ossia muovendo la tonica contemporaneamente insieme con la quinta; es.: do-sol, re-la, mi-si, fa-do. sol-re, la-mi, si-fadies.)
Nell’era atlantica e postatlantica non vi era ancora la coscienza dell’Io, dell’elemento soggettivo; quando un individuo praticava musica, poteva provare solo un’esperienza di rapimento, come trasportato nell’oggettività, in un senso di annullamento beatifico, ovvero pari al Nirvana indiano, senza possibilità di interiorizzare individualmente l’esperienza come facente parte del suo mondo interiore: egli si sentiva nel Tutto, come rientrato nel Tutto. Il soggettivo diveniva oggettivo: la musica rapiva, portandolo nello spirito, l’umano.
L’uomo si sentiva, ascoltando una musica, un essere unitario vivente sulla terra, ma che grazie ad essa si effondeva nel mondo, si sentiva nel mondo.
IL MAGGIORE E IL MINORE ( 4° era postatlantica)
L’esperienza della terza interiorizza nell’uomo tutto il sentire musicale in modo soggettivo; ciò comparve solo più tardi, quando l’uomo accolse in sé il sentimento della terza. L’uomo grazie ad essa, cominciò ad avere coscienza del rapporto che esiste fra l’elemento musicale e il destino, con la vita abituale terrestre, quale pallida luce che s’intesse fra la divina essenza sonora e il mondo fisico.
Il maggiore e il minore recava in sè la particolarità di far partecipare l’umano all’esperienza musicale in modo inedito da prima, ossia donava la sensazione di far provare individualmente nell’interiorità il sentimento di gioia o dolore, quindi in modo soggettivo.
Solo da allora è possibile di parlare di “colorito” musicale; con il maggiore (gioia)l’uomo è fuori di sè, con il minore (dolore) è dentro di sè. L’anima oscilla fra il donarsi e l’essere in se stessa.
In quel periodo, permanente tuttora, nacque per l’uomo la facoltà o possibilità di esprimere a se stessi e agli altri il proprio interiore stato d’animo. La terza ci guida verso noi stessi; l’ottava ci condurrà invece alla percezione del nostro nuovo Io inferiore, ossia dall’Io “tonico”perverremo all’Io “ottava”. La tonica è l’Io inferiore, l’ottava l’Io superiore.
L’epoca moderna, sta in mezzo a due tipi differenti di sentimento musicale: il primo, abbastanza recente, è il sentimento della Terza, l’altro, non ancora percepibile, è il sentimento dell’ ottava. Difatti la tonica spesso viene confusa con l’ottava. La percezione dell’ottava, in futuro sarà intesa in tal modo: “ho trovato il mio nuovo Io”: cioè la percezione del sè superiore.
Quando nell’uomo perverrà il sentimento dell’ottava, essa diverrà la prova dell’esistenza di Dio, perchè egli si sperimenterà duplice, inferiore e superiore.
Quando si useranno le terze insieme alle ottave, si arriverà a dimostrare l’esistenza di Dio. Si può dire che la tonica non il vero Do, ma la falsa ombra del vero Do ottava.
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? (citazione non chiara, da chiarire): ?
Ciò che è interiore tende verso la tonalità minore, ciò che è esteriore, verso il maggiore.
anima senziente=terza minore;
corpo senziente= terza maggiore.
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RELAZIONE FRA NOTE E CORPI DELL’UOMO
Nel corpo fisico di esprimono do, do diesis, re e re diesis; nel corpo eterico mi, fa, fa diesis e sol; nel corpo astrale sol diesis, la, la diesis, si.
LE TONALITA’ E GLI STATI DELLA SOSTANZA
Nelle note basse, si può cogliere lo sforzarsi della materia a vivificarsi musicalmente.
Si può dire che le frequenze basse o sub-basse rappresentano la materia, le tonalità medie la vita e le frequenze acute l’astralità. (bassi=arimane; medi=uomo; acuti=lucifero.)
IL BAMBINO E LA MUSICA
Il bambino sino a nove anni, non ha in sè ancora la facoltà di percepire e distinguere il sentimento di minore e maggiore; non ha comprensione delle due tonalità. Egli vive ancora nell’atmosfera delle quinte. Bisogna in quell’età spingerlo soprattutto alla comprensione delle quinte.
Dai 9 ai 12 anni lo si abituerà invece alla comprensione delle terze, mentre dopo il 12° anno lo si cercherà di farlo giungere al sentimento dell’ottava.
Il bambino comprende più facilmente la melodia dell’armonia, prima dei nove anni: il ritmo invece viene avvertito in età precocissima, essendo insito occultamente nel fanciullo nella sua costituzione respiratoria e cardiaca.
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Ricerca mia su testi scientifici di base fisica alla voce: il Suono.
La”vibrazione”di un oggetto, che genera ondulazioni attorno ad un asse, vedi spettrografia) causa l’emissione di un elemento chiamato Suono: Il suono è provocato da vibrazioni.
Qualsiasi microfono per trasmettere il suono deve avere una membrana che stimolata da una sorgente sonora, vibra; ciò viene poi trasformato in corrente elettrica.
Il suono è una forma di energia, e come la luce, si sposta in onde, ma abbisogna di un mezzo nel quale muoversi: esso viaggia attraverso qualsiasi sostanza che possegga molecole in grado esse stesse di vibrare, mentre non è in grado di propagarsi o di viaggiare nel vuoto dello spazio o cosmo esterno, privo di aria.
La velocità del suono nell’aria è di circa 340 metri al secondo; più essa è fredda, più si muove lentamente. Nell’acqua esso viaggia più velocemente: 1400 metri al secondo.
Nell’acciaio, addirittura 6000 metri al secondo. Ciò è dovuto al fatto che i liquidi e i solidi hanno molecole molto più elastiche dell’elemento aereo; in tal modo le molecole dei primi cedono più agevolmente energia, divenendo supporti più idonei per il trasporto del suono stesso. La Luna, non avendo un’atmosfera, essendo quindi priva di aria, non ha in sè facoltà di poter propagare il suono: non si ode alcun suono, anche se si urla o si spezzano rocce a martellate.
Il tono basso o alto, dipende dalla velocità di vibrazione al secondo, detto anche “frequenza” di vibrazione: 100 Hertz= 100 vibrazioni al secondo.
L’intensità o volume, misurata in Decibel, si genera dal moto fra il ricevitore e la sorgente del suono stesso: più rapido è il movimento dalla sorgente, più forte sarà il rumore.
Suoni che oltrepassano la soglia dei 140 db provocano dolore fisico.
Il laser è un emettitore di ultrasuoni concentrati in un fascio.
Il suono si chiama analogico quando è copia dell’originale, ossia anologo alla fonte originaria.
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SECONDA CONFERENZA
Stoccarda, 8 marzo 1923 pag. 120
LA TERZA, LA QUARTA E LA QUINTA.
I bicordi di quinte si susseguono nelle 7 scale, per 12 volte.
LA QUINTA
L’esperienza di quinta porta l’uomo fuori di se stesso; con il suo io, l’uomo è in movimento al di fuori della sua organizzazione fisica: egli prende come coscienza del cosmo esteriore, entro l’ordinamento divino. Tale esperienza esisteva nell’uomo sino al 4°-5° secolo a.C.; non vi erano altre esperienze. Oggi giorno non è più possibile avere in sé tale sentimento della quinta qual’era in quell’epoca antica. L’uomo moderno avverte come una sensazione di vuoto nell’esperienza di quinta; ciò è dovuto al fatto che essendo la quinta l’espressione di particolari entità spirituali, non avendo oggi l’uomo più nessuna facoltà di percepire tali immaginazioni, deve riempire tale vuoto per mezzo della materia che va poi a costituire uno strumento musicale.
LA TERZA
L’esperienza di terza invece, egli avverte come un movimento interiore ; l’io si trova e si sente entro i confini dell’organismo fisico: essa porta a diventar coscienti all’interno di se stessi. L’uomo sente di ritornare nella sua propria casa, nel corpo fisico.
LA QUARTA
L’esperienza di quarta è una delle più interessanti;trovandosi fra mondo esteriore(quinta) e mondo interiore (terza), ha la caratteristica di “frontiera” fra le altre due esperienze.
Nella quarta l’uomo si sente come innanzi e in mezzo agli Esseri divini; egli si aggira nel mondo divino come uomo fisico, si sente esattamente come dentro una frontiera posta fra la sua umanità e la sua spiritualità. E’ una sorta di vento sacro, che ha in sè un qualcosa in comune con quel “Soffio” primordiale che aveva immesso l’uomo stesso nel mondo fisico.: la quarta dona il sentore di un vivere e di un tramare in qualcosa di eterico.
L’uomo sperimenta in sè, nel risuonare e vibrare della quarta, la presenza del suo corpo eterico, percependo come la delimitazione dei contorni della sostanza eterica entro il suo corpo fisico. Con la quarta l’uomo entra in sè stesso: con la terza è in sè stesso.
(es. di scala di quarte:
do-re-mi-fa
fa-sol-la-si
si-do-re-mi
mi-fa-sol-la
scala finale = do mi fa si )
LA SESTA
Esprime ancora uno stato di rapimento, trovandosi fra settima, (massima dissoluzione dell’individualità) e la quinta.(sensazione di sentirsi fuoti dal corpo, nel mondo)
(es.scala di seste:
do-re-mi-fa-sol-la
la-si-do-re-mi-fa
fa-sol-la-si-do-re
re-mi-fa-sol-la-si
si-do-re-mi-fa-sol
sol-
scala finale = do re fa sol la si
LA SECONDA
Rappresenta un avvenimento e un sentimento futuro, inimmaginabile, quale è ora la percezione dell’ottava: quale evento finale, l’uomo sperimenterà in un lontano futuro, il suono singolo.
GLI STRUMENTI MUSICALI
Gli strumenti musicali non sono stati inventati per mezzo di esperimenti, ma ricavati da immaginazioni tratte dal mondo spirituale, ad eccezione del pianoforte.
Con il termine di una”immaginazione” si deve intendere come la manifestazione dello spirituale del passato, in forma di ricordo, nella materia.
Come ilcapo dell’uomo nell’indagine del suo karma passato, risulta come un’ immaginazione di ciò che egli fu moralmente in una incarnazione precedente, allo stesso modo un violino appare come l’immaginazione, ossia un ricordo di come era “fatto”quel Dio che in un tempo passato veniva contemplato in ispirito dall’uomo primordiale.
Là dove risuonano degli strumenti, vi erano prima veramente, delle entità spirituali. Esse sono scomparse, perchè l’uomo non le percepisce più nella loro vera essenza: difatti egli ha perso le facoltà chiaroveggenti. Non potendo cogliere nella natura qualcosa che gli dia una rispondenza circa il campo musicale, egli ha bisogno degli strumenti musicali.
L’uomo ha fabbricato gli strumenti musicali fisici, perchè voleva riempire quel vuoto che la perdita della veggenza aveva causato in lui: non potendo percepire più gli Esseri del Suono direttamente, li ha rivestiti di materia sensibile. Li ha come trasposti sulla terra.
Si può dire che un violino, in realtà è un Dio morto, congelato, strappato e trasposto giù dal mondo spirituale nel mondo fisico, che per risonanza, riporta l’eco, l’ombra della potenza di un lontano passato.
Nell’antichità quando si parlava degli Dèi, lo si poteva fare solo cantando.
Gli strumenti a fiato che sono monofonici, ossia possono emettere una sola nota per volta, sono espressione del pensare, perchè nella melodia è una sorta di armonia concettualizzata, desta e libera.
Gli strumenti a corda che sono polifonici, quindi emettono più note in un solo tempo quale armonia, sono invece espressione del sentire, ponendo l’essere in una condizione di sogno.
Gli strumenti a percussione esprimono l’espressione delle braccia, esplicandosi come della stessa natura del volere, realizzando una caduta nel sonno profondo dell’incoscienza che imprigiona.
Mentre si può dire che tutti gli strumenti musicali sono come discesi giù dal mondo spirituale, il pianoforte è invece una pura creazione dell’uomo stesso.
La tastiera del pianoforte, appare disposta in modo veramente astratto: è grossolano, un vero e proprio “Filisteo”. Non ha in sè nulla dell’uomo superiore; è un’espressione dell’uomo inferiore. E’ sorto da un’esperienza materialistica della musica; infatti è lo strumento in sè più completo, che può esplicare contemporaneamente melodia e armonia, cosa che non possono fare gli altri strumenti. A tal uopo si dimostra come l’oggetto migliore per risvegliare l’elemento musicale entro il campo e l’esperienza nella materia.
Ma è lo strumento che deve venire superato; l’uomo deve liberarsi da esso se vuole sperimentare il vero elemento musicale.
PENSARE, SENTIRE E VOLERE RAPPORTATI ALLA MUSICA
IL SENTIRE: l’armonia
L’elemento armonico, ossia l’armonia, afferra in modo immediato il sentire dell’uomo.
L’armonia viene sperimentata nel sentimento, al centro dell’uomo. L’armonia a tutta prima non si rivolge nè al pensare e nè al volere: essa si rivolge all’io immortale dell’uomo, per mezzo del sentire, in modo subcosciente, occulto.
Il corpo animico dell’uomo è dapprima, principalmente un “sentire”.
Si può dire che la parte animica umana è principalmente un sentire che si dimostra incline verso il rappresentare del pensare, e verso l’agire del volere. Ciò lo si può affermare vivamente perchè prima di compiere qualsiasi pensiero o azione dobbiamo necessaria-mente riferirci alla nostra norma personale di antipatia e simpatia, che è un “sentire”in noi, un riferirci a noi.
E’ assoluto il fatto che prima di pensare e di volere si debba maturare un”sentire”in se stessi l’evento.
Dopo ciò, da un lato il sentire fluisce nel pensare, da un’altro nel volere.
IL PENSARE: la melodia
Dapprima l’armonia del sentire fluisce verso il pensare; l’irradiare dell’elemento musicale verso il pensare fa nascere dall’armonia la melodia. La melodia ha in sè qualcosa che assomiglia al pensiero dell’uomo: è un serpeggiare monofonico concentrato su una linea, (si dice difatti linea melodica, una melodia) che si delinea in modo molto più individuabile di ciò che appare nell’armonia, ove l’atmosfera è invece ben più dilatata e confusa.
La melodia ha in sè una specie di luce che illumina la via del tempo musicale; l’armonia è invece più simile ad un campo o ad una visuale aperta, quale un panorama, nel quale non è possibile cogliere i particolari, che appaiono come parte di un unico elemento indifferenziato e uniforme, in un insieme di colori e forme. La melodia si muove, volando o strisciando su tale campo o panorama, come una farfalla che plana su un prato: essa è libera.
Si può quindi dire che la melodia è un sentimento concettualizzato; le forze del rappresentare o del pensare tendono a far sperimentare il sentimento non più nel cuore, ma nella testa, rischiarando e purificando la condizione sognante dell’elemento armonico, donando la libertà dalla schiavitù dell’armonia che imprigionava in un’esperienza oggettiva, confusa e indefinita.
IL VOLERE: il ritmo
Come l’armonia del sentire tende verso il pensare, può anche tendere verso il volere; ciò avviene per mezzo del ritmo. Esso è imparentato con la natura del volere.
Ogni esperienza di ritmo si basa sul legame fra inspirazione ed espirazione contrapposto a sistole e diastole.
Il ritmo scioglie, libera la musica: esso riposa e ha le sue origini sul misterioso legame fra polso e respiro. Ogni uomo ha un differente e individuale ritmo respiratorio e cardiaco: tale fatto determina anche la diversa e individuale sensazione che ogni uomo ha del ritmo.
L’uomo nella volontà espressa nel ritmo è impigliato, prigioniero, non coglie alcun riferimento spirituale, è come avvolto in un sonno.
L’elemento armonico che ha la sua propria natura similare con il sentire, può venire portato nella testa, divenendo melodia affine alla natura del pensiero, per poi venir spinto sulle onde della circolazione sanguigna dal cuore alle membra come ritmo, restando impigliato quindi come volere.
Si può quindi dire che tramite la musica è possibile veder apparire innanzi a noi propriamente il vero uomo eterico, ossia tale corpo, suddiviso in tre parti:
– melodia= testa, pensare: strumenti a fiato monofonici;
– armonia= cuore, sentire: strumenti a corde o arco polifonici;
– ritmo= membra, volere: strumenti percussivi.
L’orchestra rappresenta l’uomo intero.
IMMAGINAZIONE, ISPIRAZIONE E INTUIZIONE rapportate alla musica
Ciò che segue rappresenta similmente, comparando 5°, 6° e 7°, all’aspetto delle condizioni creative dell’anima durante la pratica meditativa dell’iniziato.
– Lo sperimentare meditando giustamente l’intervallo della quinta equivale ad avere un’esperienza immaginativa; (percezione, ricordo di una realtà vivente del passato proiettata e riportata nel presente)
– la sesta è invece affine ciò che si prova nell’ispirazione; (percezione di una realtà vivente attiva nel presente)
– la settima, per chi riesce a sopravvivere a tale esperienza, equivale a ciò che chiaroveggentemente si sperimenta nell’intuizione. (percezione di una realtà che sarà attiva nel futuro)
L’EURITMIA E GLI INTERVALLI
Tonica, seconda e terza fanno sorgere il sentimento istintivo di plasmare i movimenti all’indietro, mentre 5°, 6° e 7° inducono al muoversi in avanti; la quarta, invece fa eseguire i movimenti in modo molto lieve e piccolo, appena accennati, rimanendo quasi fermi.
TERZA CONFERENZA
Dornach, 16 marzo 1923 (pag.136)
LA VEGLIA E IL SONNO
Tutto ciò che viene sperimentato dall’uomo nella veglia diurna avviene mediante il suo corpo eterico, perchè esso ha in sè organi di senso, che attivando quelli corrispondenti nel fisico, sono ben attivi. Oppostamente, non avendo l’uomo nel corrente stadio evolutivo già attivi in sè organi animico-spirituali, non può sperimentare coscientemente lo stato di sogno e di sonno.
L’uomo vive quindi in un mondo fisico-eterico durante la veglia percependo i 4 regni minerale, vegetale, animale e umano; nel sonno invece egli attraversa un’altro mondo, animico-spirituale, il quale è la prosecuzione dei suddetti regni, cioè i vari regni delle gerarchie.
Abbiamo quindi due mondi che si compenetrano a vicenda.
IL MONDO PLATONICO DELLE IDEE: IL PENSIERO E’ NELLE COSE
E’ un pregiudizio errato credere che i pensieri si generino dal cervello, che vivano e prendano vita grazie al cervello; noi non sperimenteremmo nulla guardando le cose se i pensieri stessero e si generassero dentro al capo umano.
Se si ha per esempio l’istinto di aver sete, è ridicolo credere che l’acqua attinta dal bicchiere sia stata invece generata dalla propria lingua: l’abbiamo dovuta prendere da fuori di noi; il desiderio di bere è una necessità istintiva che sorge in noi ma che è ben dissimile da tutto ciò che è la capacità di generare la sostanza liquida. Allo stesso modo, è errato credere che la necessità di pensare sia la stessa cosa che generare il pensiero. Abbiamo in noi sì un’istintiva facoltà di richiedere in noi l’elemento pensante, ma solo di domandarlo, non di generarlo.
Gli istinti di alimentazione, di procreazione, ecc. non vengono generati coscientemente e volutamente da noi: essi vengono attivati da entità che si prendono cura di regolare tutte le attività che solitamente sono denominate come “istinti”. Non è grazie a noi che sentiamo appetito, sete o sonno: ciò ci viene dato dallo spirituale, che ne ha l’occulto governo.
I pensieri esistono già in sè prima di venire “pensati” dall’uomo; essi sono dentro le cose; se io vedo una rosa, non devo credere che la rosa esista in virtù del mio pensare; devo ammettere che non sono stato io con il mio pensiero a creare sul piano fisico la rosa, ma che essa esistesse già prima che io la pensassi, e che quindi esistesse già l’idea della rosa in sè prima che io la percepissi.
Quando io la percepisco, non la invento, non la creo, ma la riconosco soltanto in rapporto al ricordo di una passata percezione che ebbi quando per la prima volta vidi una rosa. Se io non avessi mai visto una rosa, io non conoscerei l’esistenza della rosa, del pensiero che sulla rosa mi posso formare: con la percezione della rosa io posso ora pensarla perchè essa rivelandosi a me, riporta a me l’esperienza che in un passato conobbi, il pensiero della rosa in sè.
Il pensiero della rosa non appartiene a me, ma alla rosa.
Conoscere è un ricordare.
Non è il mio cervello a secernere pensieri, ma sono i pensieri nelle cose che gli ricordano ciò che un tempo esso conobbe. Esso ha solo facoltà di riflettere all’anima le impressioni esterne.
Il cervello è soltanto un mezzo che, dal serbatoio delle forze pensanti cosmiche esistenti al di fuori di esso, attinge ciò che accoglie e diviene in lui come pensiero.
Il cervello non conosce i pensieri, ma riconosce i pensieri, ricordandoli.
Non può riconoscerli se non con il ricordo.
4° sec. a.C.: LE EXUSIAI TRASMETTONO LA PODESTA’ DEL PENSIERO ALLE ARCHAI
I pensieri non si librano incoscientemente nel cosmo, ma sono portati da entità spirituali, sono anzi manifestazioni di esseri divini.
I pensieri, rendono il mondo esterno comprensibile all’uomo; furono portati, emanati inizialmente dalle Exusiai (Spiriti della Forma o Elohim); essi furono i portatori dell’Intelligenza Cosmica, facendo manifestare, cioè portando a coscienza nell’anima umana i pensieri degli avvenimenti universali. Si potrebbe dire che da quando l’uomo ha ricevuto il dono dell’intelletto, è divenuto partecipe cosciente dell’azione manifesta del Divino.
Tali entità lasciando fluire le forze del pensiero, inserirono i pensieri nei processi e nelle manifestazioni fisiche, presentandole così all’uomo come fenomeni della natura.
I Greci ad esempio, avevano l’esatta esperienza di credere che un pensiero non venisse formulato con la propria testa, ma che uscisse, che irradiasse dalle cose, come per noi irradia il rosso o il blu.
La caratteristica di tali entità era la loro peculiare “loquacità” nel manifestarsi agli uomini: esse sussurravano all’uomo i misteri e la loro presenza in modo molto vivo.
Tale azione ad opera delle Exusiai mutò, quale importante avvenimento cosmico, nel 4° secolo avanti Cristo; tale podestà di Intelligenza cosmica venne trasmessa ad entità di un gradino inferiore, quindi più vicine agli umani: le Archai; da allora furono esse ad agire e a portare i pensieri agli umani. Le Archai invece hanno la caratteristica di essere molto silenti, di lasciare agire nel silenzio libero, l’umano.
Le Exusiai trattennero per sè solo il compito di regolare le percezioni esteriori dei sensi, ossia di dominare tutto ciò che è presente nei colori, nei suoni, ecc.
Lo sviluppo del processo di podestà da parte delle Archai non avvenne di colpo, ma si protrasse in crescendo sino al XIV secolo d.C..; mano a mano cominciò ad oscurarsi la facoltà di guardare nel mondo soprasensibile. Contemporaneamente le Archai, in virtù della loro peculiare essenza, fece sentire maggiormente l’uomo racchiuso nella sua individualità, calandolo nell’illusione di credere che i pensieri fossero appartenenti a lui stesso, o che addirittura sia egli a creare i suoi pensieri.
I LEMURI E L’ESPERIENZA MUSICALE
Nell’era lemurica l’uomo sperimentava solo un intervallo che superava l’ottava: ossia egli percepiva come la tonica insieme alla 9°superiore dell’ottava successiva.
Egli percepiva una sorta di tonalità maggiore e minore oggettiva, un qualcosa impossibile da esprimere o da sperimentare attualmente: ciò rappresentava come l’esperienza del percepire l’attività interiore, animica degli Dèi. Essi sperimentavo i clamori e i lamenti cosmici degli Dèi.
Ciò che oggi si sperimenta interiormente, allora si sentiva esternamente; la gioia e il dolore era nel cosmo.
IL MAGGIORE E IL MINORE LEMURICO
Ciò che ora noi portiamo in noi come sentimento di minore comparato al dolore e di maggiore espresso nella gioia ha recondite origini che provengono dall’era lemurica.
Esse sono espressioni di stati d’animo che un tempo furono provate dagli stessi Dèi.
Il maggiore si esplicava come il canto cosmico di gioia degli Dèi quale espressione della gioia di fronte alla loro Creazione del mondo; il minore invece era espressione del loro immenso lamento sulla possibilità che gli uomini potessero cadere in ciò che poi venne descritto come la tentazione biblica luciferica.
ESPERIENZA MUSICALE ATLANTIDEA
Se musicalmente si suonano solo delle settime, senza gli intervalli minori, ci si sente come fuori dal corpo, nel cosmo. L’atlantideo viveva in tale atmosfera:”Io vivo dentro la musica fatta dagli Dèi.“
CITAZIONI DA LIBRI DIVERSI DI STEINER
da UNIVERSO, TERRA E UOMO, ottava conferenza
Raggiunto lo stato di coscienza della pianta si arriva alla percezione ispirata; là si penetra in un mondo di suoni, lo stesso ove l’uomo trae la capacità di riparare, la notte, le sue forze logorate.
Il raggiungere lo stato di coscienza dell’ispirazione conduce all’entrare in corrispondenza con le entità dei singoli pianeti del sistema solare. Si entra in relazione con l’intero sistema solare.
L’orecchio spirituale percepisce l’armonia delle sfere di un determinato sistema solare.
I segreti del sistema solare si esprimono mediante suoni; chi s’innalza sino all’ispirazione impara a conoscere tali segreti.
Come nelle figure di Chladni, la polvere posta su di una lamina si dispone in figure ordinate, se fatta vibrare da suoni, allo stesso modo i suoni provenienti dai pianeti, dal sole, causano i processi del divenire, della vita nel mondo fisico.
da SEGNI E SIMBOLI OCCULTI DEL MONDO ASTRALE
Per mezzo della coscienza immaginativa si vive nel mondo astrale; esso si presenta in uno stato di immensa calma, in una luce fluttuante, con meravigliosi fenomeni luminosi.
COME ACCORDAVANO LA LIRA GLI INIZIATI ANTICHI
Terra, acqua, aria e fuoco, stanno fra loro in rapporti sonori del tutto particolari; i primi Iniziati accordavano con quelli, i loro strumenti:
– il suono più basso della lira corrispondeva al suono terra; ( R. Lupi indica il “Sol” basso.)
(o forse il “fa”, essendo esso la tonica di base del pianeta terra?)
– la corda di re al suono dell’acqua;
– la corda di la al suono dell’aria;
– la corda di sol a quello del fuoco.
RAPPORTI E ANALOGIE FRA NOTE MUSICALI, METALLI E PIANETI
– Do ——— ferro ———– Marte
– Re ———- mercurio — Mercurio
– Mi ——— stagno ——– Giove
– Fa ———- rame———– Venere
– Sol ——— piombo —— Saturno
– La ———- oro————— Sole
– Si ———– argento ——- Luna
da ENTITA’ ELEMENTARI ED ALTRE ENTITA’ SPIRITUALI
Vi sono entità elementari che hanno come parte costitutiva più bassa il corpo astrale, le quali trovano la possibilità di entrare in comunicazione con l’uomo nelle arti che si esprimono in forma mobile e mutevole, come nella musica.
Uno spazio riempito di suoni è un’occasione per la discesa o la comparsa di tali entità; in tal modo si genera con l’uomo, tramite la musica, un azione comune fra lui e quelle entità.
Se si suona una musica elevata e importante, si attireranno buone entità; con una musica scostante e repellente si richiameranno invece cattive entità.
IL CORPO ASTRALE DEI MUSICISTI
I musicisti sono esseri che hanno un corpo astrale più ricettivo; le percezioni attinte durante la notte nella musica delle sfere devachanica, si fanno strada durante il giorno sotto forma di ricordi.
Il musicista quando crea, potrebbe dirsi: “I suoni dell’orchestra sono per me come quei suoni primordiali che risuonavano in me in un’era antica, quando ancora non avevo orecchi fisici per percerpirli.”
LE SINFONIE SONO RIFLESSI DI PURA CONOSCENZA
In ciò che risuona in una sinfonia vi sta una conoscenza più alta, più importante di tutto ciò che si può dimostrare e articolare logicamente in una serie di deduzioni intellettuali.
da I SENSI DELL’UOMO
L’uomo oltre i 5 sensi ne possiede altri, che si sono atrofizzati nella vita fisica, ma che divengono di massima importanza quando egli varca la soglia della morte.
Il senso del creare o comporre musica, dopo la morte diviene un senso attivo esteriore per orientarsi nell’ambiente circostante; si percepisce quello che si muove nell’universo, poiché l’universo è permeato da ritmo-armonia-melodia.
Tutto quanto l’uomo accoglie sulla terra in sè come musica, ha una funzione importantissima nella configurazione del suo organismo animico dopo la morte: questo viene configurato, plasmato, nel kamaloka, per la prossima vita.
L’avere in sè ricordi musicali causerà nella prossima vita una propria migliore conformazione animica; nelle scuole esoteriche antiche veniva insegnato che la musica è il mezzo difensivo contro le forze luciferiche sorgenti nell’intimo dell’uomo.
da RICHARD WAGNER ALLA LUCE DELLA SCIENZA DELLO SPIRITO
Non è affatto necessario o indispensabile che un’artista sia cosciente di ciò che esprime nelle sue creazioni, di che cosa vi sia in esse da lui infuso spiritualmente; infatti come una pianta non può esprimere o esser cosciente di ciò che un botanico potrebbe esprimere in leggi su di essa, l’artista non ha bisogno di conoscere le leggi. Egli è un pò come una pianta. Il botanico conosce le leggi della natura; la pianta può crescere secondo quelle leggi, senza conoscerle, perchè le ha in sè.
L’artista è colui che realizza le leggi dell’arte.
La 9° sinfonia di Beethoven è un’alta rivelazione spirituale. (Wagner)
La musica è imparentata con la patria dell’uomo.
IL SEGRETO DELLA CROCE o il Santo Graal
Nelle sedi iniziatiche dell’Europa veniva detto al discepolo: “Osserva la pianta; la radice và verso il basso, la linfa verso l’alto. Foglie e fiori essa li porge al sole. I fiori con i suoi organi di fecondazione si possono paragonare agli organi sessuali dell’uomo; la radice corrisponde invece alla testa. L’uomo è una pianta capovolta: egli ha compiuto un’inversione completa, si pone verso il sole in modo opposto rispetto la pianta. L’animale, sta a metà fra l’uomo e la pianta.
La pianta che con la testa fruga nella terra, l’animale con la sua colonna vertebrale orizzontale, e l’uomo con la sua posizione eretta, questi tre riuniti insieme, formano una croce. Quando l’uomo si capovolgerà, ossia sarà in un lontano futuro casto e privo di passioni, un calice spirituale si aprirà dall’alto verso il basso e guarderà in giù verso l’uomo. Questo è il mistero del Santo Graal.
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Dal libro di Gregorat: Il mistero del suono
Ogni ente della creazione è il risultato di un atto del Suono o Volontà cosmica.
Si potrebbe parlare di un lentissimo processo di aggregazione, che ha attraversato vari stati di materia, fino allo stato di materia densa.
La materia è suono aggregato, congelato: il mondo fisico è musica condensata; Shopenhauer la chiama musica materiata o volontà materiata; Jacob Bòeme affermava: il suono è spirito congelato.
Da tale suono primordiale vengono formati sia i sistemi galattici che il più piccolo degli esseri viventi; le forme permangono in sè in virtù delle forze eteriche, che null’altro sono se non elementi sonori, regolati da matematiche. La musica terrestre è solo una debole eco o pallido riflesso delle azioni musicali della divinità.
La musica delle sfere è solo un’espressione astratta che cela in sè la potente azione di Enti spirituali superiori, i quali stanno nei confronti dell’uomo, nello stesso ordine e grado di coscienza ch’egli stesso ha con i vari regni della natura a lui inferiori:”Le Gerarchie celesti.“
Le leggi della meccanica, della fisica a noi note, sono solo l’estrema manifestazione sensibile della Loro attività tradotta in leggi e numeri. I rapporti, i ritmi e le proporzioni matematiche sono da Esse espresse in musica.
Tutte le antiche tradizioni, parlano della Creazione del mondo basta sul Suono: i Veda, la Bibbia, gli Egizi, e altri popoli primitivi.
IL CANTO
Il canto e il suono sono immagini rappresentanti gesti sacrificali; usati anticamente e tuttora in culti religiosi, esprimono la controparte sacrificale che l’uomo offre in cambio del sacrificio primordiale “sonoro” degli Dèi. Nel canto qualecreazione artistica, l’uomo ripete in piccolo quella che fu la grande creazione divina. L’uomo compie un’offerta sacrificale, verso la divinità, la quale si attende qualcosa dall’uomo. Il canto e il suono è un copiare il gesto di creazione che gli Dèi compirono nel passato.
Nel canto l’uomo nutre gli Dèi: dapprima gli esseri elementari; egli fornisce sostanza necessaria per la loro ulteriore evoluzione.
TERZA MINORE E MAGGIORE
Noi sperimentiamo con la terza minore il corpo senziente(o corpo animico senziente) il quale è un elemento legato alla corporeità; con la terza maggiore invece sentiamo il l’anima senziente, la quale è invece un elemento slegato dalla fisicità, più luminoso e sottile.
(corpo senziente e anima senziente sono due aspetti legati in un’unica realtà: una moneta con due facce; come dal libro “Teosofia” il raggrupparli insieme dà origine ad un unico termine: il corpo astrale, e l’anima razionale raggruppata con l’anima cosciente esprimono l’Io)
MICRO/MACRO COSMO MUSICALE
Analogie fra note, corpi sottili e in scala macrocosmica, con i pianeti e le Gerarchie:
-1° corpo fisico DO = Terra : UOMINI
-2° corpo eterico RE = Luna : ANGELI
-3° minore: corpo senziente \ corpo astrale MIb = Venere : ARCANGELI
-3° maggiore : anima senziente \ ” ” MI = Mercurio: ARCHAI
-4° anima razionale \ Io FA = Sole : EXUSIAI
-5° anima cosciente \ ” SOL = Marte : DYNAMEIS
-6° Sè spirituale LA = Giove : KYRIOTETES
-7° Spirito vitale SI = Saturno : TRONI
-8° Uomo spirito. DO = Zodiaco : SERAFINI e CHERUBINI
Nella creazione e nel fluire della musica sono attivi due tipi di forze o entità : le Exusiai, (spiriti della forma) e Dynameis (spiriti del movimento).
L’essere musicisti, equivale ad essere “sacerdoti del suono”al servizio di esso. IL musicista è un tramite, colui che officia attraverso il suono, la musica.
Il creare musica è sempre un momento di contato con la divinità: è importantissimo l’atteggiamento, perchè così come ci si può e si deve rivolgere verso gli Dèi producendo musica elevata, allo stessi modo creando musica bassa e vuota si evocano dei demoni.
DIFFERENZA FRA LE ALTRE ARTI E LA MUSICA
Beethoven: l’arte musicale è una rivelazione superiore, più alta di ogni scienza o filosofia.
Per le altre arti si abbisogna di prendere sempre il materiale dal mondo fisico:
– Scultura e Architettura= si utilizza, marmo, legno o metallo, ecc.
– Pittura = si traggono pigmenti minerali o vegetali dalla natura.
– Poesia = ci si serve di parole e frasi usate comunemente nel linguaggio dell’uomo.
– Danza =si utilizza il corpo umano;esso non ci appartiene ma ci è stato dato dalla natura.
– I Drammi =si utilizza la materia dei destini umani, in sintesi drammatica.
Riguardo la musica invece, non esiste nulla di similare nella natura, come non esistono gli strumenti per riprodurla, che devono venire costruiti dall’uomo. Il suono deve venire creato: gli strumenti stessi possono venire esclusivamente usati solo per fare musica, mentre lo scalpello, il pennello, le parole, il corpo umano possono essere usati anche per altri scopi.
Nell’esperienza musicale l’uomo vive in uno stato di coscienza simile ad una semi-sub coscienza; essendo un fatto di sentimento, compare l’elemento sognante.
LA NASCITA PRIMORDIALE DELLA MUSICA
L’uomo vive immerso nel suono, nel Logos, ma non ne ha coscienza.
L’Io vivente o Entità del mondo sonoro spirituale non può manifestarsi in modo immediato, ma deve servirsi degli strumenti dell’anima; la mediazione di questa pone grandi limiti alla manifestazione di esso, cause gli squilibri in essa contenuti.
Non esistendo nella natura alcun modello che ispiri l’elemento musicale, si può pensare che il fare musica si è originato partendo dall’interno dell’uomo: istintivamente egli emise un suono, dando origine ad un primitivo canto. Il suono non si trova in natura perchè esso è connaturato con la natura umana, esistente in quanto essa esiste: se non ci fosse l’uomo sulla terra, non esisterebbe la musica.
Il vero suono o Logos vive e ha origine nella regione spirituale degli archetipi degli esseri viventi(2° gerarchia) : l’IO SONO. Il vero suono, o logos spirituale è inaudibile alla percezione fisica dell’orecchio: la musica fisica ne è solo una copia riflessa, una eco.
Nel medioevo si diceva che il suono era un “vento divino”.
Nel suono vi è vita, vi è un’anima; se così non fosse noi proveremmo indifferenza innanzi alla musica.
GLI ANIMALI, GLI UCCELLI E IL SUONO
Gli animali esprimono la loro gioia e il loro dolore con versi o rumori: essi si esprimono con ripetizioni o intonazioni modulate diversamente; in special modo l’usignolo o il merlo, ripetono sequenze o formule fisse che si alternano.
In ciò vi è però automatismo, espressione d’impersonalità, di collettività; l’animale è come programmato: esso manifesta semplicemente i propri istinti automatici infusi dalla sua anima di gruppo.
L’uomo non avrebbe potuto prendere i modelli musicali originariamente dagli uccelli o dagli animali, perchè altrimenti non avrebbe creato nulla di nuovo, ma solo ripetuto una serie di suoni alterni.
COME SI ORIGINA IL SUONO NEL FISICO
L’etere del suono o chimico, produce una condensazione dell’aria attraversata dalle vibrazioni di un corpo in movimento, mentre l’etere della luce fà invece l’opposto, ossia produce una rarefazione dell’aria. L’alternarsi fra condensazione e rarefazione, quale lotta fra i due eteri, produce l’elemento sonoro percepibile all’orecchio.
GLI OGGETTI E IL SUONO
Se un oggetto ha una forma regolare e armonica emette un suono definito, chiaro; se invece ha una forma disordinata, casuale o disarmonica, emette un rumore.
Innanzi ad un cristallo avvertiamo un ” risuonare”che nasce dalla liberazione della luce.
LA NASCITA DEGLI STRUMENTI MUSICALI
In antichità l’uomo percepiva, viveva in mezzo agli Esseri del suono; dopo la caduta, non essendo egli più chiaroveggente, e quindi non vedendoli più ha dovuto, per necessità interiore, colmare quel vuoto, quella mancanza, costruendo gli strumenti musicali.
Al posto di quelle esperienze oggettive, pose gli strumenti musicali.
RELAZIONE FRA STRUMENTI MUSICALI E CORPI SOTTILI
Le percussioni provocano una vibrazione meccanica, pura e semplice: un rumore.
Lo strumento a fiato ha affinità con il canto umano, essendo monofonico; è una riproduzione della laringe e delle corde vocali umane.
Gli ottoni ottundono la materia, facendo spegnere il suono, rendendolo meno espressivo.
Il violino è lo strumento tramite il quale è possibile esprimere ed esternare in modo più verosimile l’interiorità umana.
Gli strumenti a pizzico, (arpa, chitarra, liuto) esprimono gli Archetipi sonori in modo oggettivo, più simile alla celestiale provenienza.
– Mondo Fisico = strumenti a percussione: tamburi, timpani e xilofoni.
– Mondo Eterico o elementare= strumenti a fiato leggeri: flauti, clarinetti, oboe.
– Mondo Astrale = strumenti ad arco: violino, violoncello, viola, contrabbasso.
– Mondo Devachanico inferiore = strumenti a fiato in ottone: trombe, corni.
– Mondo Devachanico superiore = strumenti a corda pizzicata: liuto, arpa, chitarra.
Ogni pianeta ha la sua Tonica, o nota base; la nota base della terra è un “fa”.
Il nostro mondo interiore, così come ci viene dato con la nascita, è un mondo malato, incerto, oscuro, corrotto; se vogliamo creare della musica rimanendo a livello istintivo, cioè utilizzando tale mondo interiore, dobbiamo metamorfosarlo, altrimenti ciò che creeremo semplicemente l’impronta di ciò che noi siamo, non riflesso del mondo spirituale.
Se un suono viene diretto o emesso senza alcuna coscienza morale, esso può venire attratto da potenze maligne e influenzato ancor maggiormente in modo malato; la musica deve venire considerata come un prezioso e pericoloso mezzo di moralità e amoralità.
Roberto Lupi: “Bisogna riproporre l’arte come atto morale; bisogna che la musica si imprima nel tempo quale risonanza umana divenuta cosciente delle sue origini cosmiche.”
Non è corretto parlare di musica, di arte nell’ascolto di suoni naturali; sono piuttosto rumori: la musica è soprattutto colma di sostanza umana, ed quindi impossibile trovarla in enti che non hanno in sè il grado di umanità, come quindi, le cose della natura.
Durante il sonno l’uomo viene permeato dalla musica delle sfere; quando si risveglia, la sua volontà è ancora compenetrata di quelle armonie cosmiche che sono la stessa Volontà cosmica; il compositore traduce in simboli tramite le note e i suoni terreni, la sua esperienza notturna insieme agli Dèi.
L’io sperimenta la musica durante la notte, si trova come un pesce che nuota nel mare dello spirito.
Per poter avere facoltà compositive musicali è necessario avere una più stretta e facile connessione fra corpo eterico e corpo astrale; difatti il corpo astrale, rientrando nel corpo fisico la mattina, porta in sè la musica cosmica e la può tradurre in suoni udibili. Se la connessione fra i succitati corpi è più facile, allora è possibile percepire tale musica, che si esprime come “creatività ispirata” nel musicista.
Nel libro di Steiner Miti e misteri dell’antico Egitto, parla di come si sono formati i 28 fasci di nervi tramite le fasi lunari; tali fasci sono importanti per la decodifica neurosensoriale.
Quando noi ascoltiamo una musica, il maggiore o il minore benessere o malessere che sperimentiamo può significare che la musica percepita nel mondo fisico è più o meno in armonia con la musica notturna, ossia con le azioni degli Dèi percepite durante la notte.
I grandi musicisti componevano appena, svegli, la mattina presto; in tal modo trasponevano più giustamente le percezioni ricevute nel sonno, prima che il mondo esterno le offuschi, condizionando e alterando.
L’io dell’uomo è il vero musicista; il corpo astrale è il suo strumento.
I “MODI ” DELL’ANTICA GRECIA
I “modi” esprimono le differenti atmosfere animiche di ogni pianeta.
Mantenendo ad esempio, la scala fissa di do maggiore, ponendo il pedale o la tonalità base di re, mi, fa, sol, la o si, si avranno le diverse sensazioni planetarie, al modo dei Greci antichi;
ad es. muovendoci sulla scala di do maggiore:
pedale di DO = sperimenteremo l’atmosfera animica della: Terra
” ” RE = ——————————————————————- Luna
” ” MI = ——————————————————————- Mercurio
” ” FA = —————————————————————— Venere
” ” SOL = —————————————————————— Sole (dorico)
” ” LA = —————————————————————— Marte
” ” SI = —————————————————————— Giove
” ” DO = ——————————————————————- Saturno
Tali modi si possono applicare ovviamente anche facendo scorrere su di essi, una scala minore di DO.
I MODI ZODIACALI
Un’altro sistema è di usare tutti e 12 i semitoni, scorrendo su di essi un’unica scala maggiore o minore: in ciò si sperimenterà lo Zodiaco. Si avranno 24 modi.
SCHEMA EVOLUZIONE MUSICALE DELL’UOMO NEL TEMPO
– epoca Lemurica = si sperimentava 1 suono singolo;
– ” Atlantidea= ” ” 2 suoni ;
– ” Egizia = ” ” 3 e poi 5 suoni;(scala pentatonica)
– ” Greca = ” ” il sistema modale su scala di sette suoni;(scala eptatonica)
– ” Moderna = si sperimenta la tonalità base;
– ” futura = si sperimenterà la a-tonalità: la tonalità è abolita, sorpassata.
Sino all’anno 3.200, l’umanità vivrà ancora nell’esperienza della 3°.
SETTIME, QUINTE E TERZE
Nelle 7° l’anima è completamente fuori di sè, in una condizione estatica, incosciente; in antichità l’uomo viveva in quella sfera. (sonno profondo)
Nelle 5° l’uomo è ancora fuori di sè, in modo sognante. (sonno con sogni)
Nelle 3° l’anima vive la musica come esperienza puramente personale, in modo interiore, cioè che la riguarda strettamente.
Dal libro di Gregorat:
L’ESPERIENZA SPIRITUALE NELLA MUSICA
Schopenauer: “Nella musica si manifesta la stessa volontà della natura: la sua influenza è immediata sull’anima umana. Tutte le arti oggettivano la volontà in modo mediato, ossia per mezzo di idee, nella rappresentazione; la musica invece và oltre le idee, è indipendente dal mondo fenomenico, lo ignora e potrebbe sussistere anche senza di questo.
La musica è quindi un linguaggio di altissimo grado, con valore universale: essa esprime una limpida determinatezza. Essa è il rispecchiamento, la pulsazione della Vita universale.”
La musica è un eco della vera musica risonante perennemente nel Devachan.
LA MELODIA
Affinché una melodia possa essere sperimentata e compresa in modo completo e soddisfacente, deve in genere calarsi e fluire nelle 4, 8, 16 misure, nei multipli di 4 : non può sussistere una melodia di 5, 7o 9 misure, (ossia dispari) per poter mostrare un’armonica sensazione o risoluzione all’ascolto. Ovviamente si può creare in dispari, ma ciò non avviene sperimentato in modo spontaneo, automatico e scontato per l’anima; essa è incline al numero pari, essa tende al richiedere un inizio e una fine contenuti in un tempo pari. Ciò pare coincidere con il numero 4 e 8 riferito ai cicli della vita umana:
es.: 1= nascita
2 = giovinezza
3 = vecchiaia
4 = morte
oppure: 1 = nascita
2 = infanzia
3 = adolescenza
4 = giovinezza
5 = maturità
6 = vecchiaia
7 = decrepitezza
8 = morte
In ciò vi è sentore di un ritmo interiore, del tempo vitale di 1 incarnazione umana.
ARMONIA E MELODIA RISPETTO I CORPI SOTTILI
La melodia deve essere sempre accompagnata da 3 voci armoniche; quindi 1 nota melodica + 3 note di accordo armonico: 4 note contemporanee.
Un’immagine può essere: le 3 note che compongono l’accordo armonico sono rappresentate dalla 1° che equivale all’anima senziente; dalla 3° all’ a. affettiva; dalla 5°, all’ a.cosciente; la melodia, che si muove sulle 3 note che offrono quindi un campo, o meglio uno spazio, è svolta dall’Io che è il vero musicista, il quale si distende, lasciando un’impronta, lungo il tempo.
ALTEZZA, DURATA E INTENSITA’ MUSICALE
L’anima umana sperimenta l’altezza tonale, ossia l’acuto, il medio e il grave, attraverso lo strumento del pensare; chi canta sà che per intonarsi, occorre dapprima “localizzare” l’altezza da raggiungere rispetto ed entro la propria scala tonale interiore, onde poi portarsi e inserirvi la voce: ciò si avverte soprattutto quando si tratta di intervalli molto ampi.
L’anima deve pensare la scala, percorrendola mentalmente, per poi raggiungere una data altezza o bassezza.
La durata, o lunghezza di un suono, invece viene sperimentata dall’organo delsentire ; è il sentimento, che segue la durata nel tempo di un suono, così come pure il suo “colore” tonale o “forma”.
L’intensità o volume del suono è invece sperimentata dallo strumento della volontà ; solo la volontà conferisce dinamica ad un suono.
PASSATO, PRESENTE E FUTURO nel suono
Il pensare dell’uomo (il voler conservare) tende a orientarsi e a dirigere sempre partendo dalle basi del passato; il sentire (il cogliere l’attimo) invece vuole vivere nel presente; il volere, (l’ambizione) tende a slanciarsi verso il futuro. Quindi:
– pensare = altezza tonale : passato
– sentire = durata sonora : presente
– volere =intensità : futuro.
Un’orchestra è immagine dell’uomo intero.
BEMOLLE E DIESIS
Il bemolle (b) è un’alterazione calante, tendente verso l’ombra; il diesis, (#) all’opposto è invece una modificazione crescente verso la luce.
GLI INTERVALLI
Primo tetracordo : do re mi fa
L’intervallo di 1°, viene percepito come un risuonare della medesima nota, per due volte, o meglio, il ritorno al medesimo suono; ci si sente come racchiusi entro un oscuro sarcofago, senza luce: nessuna vita, nessun movimento, nessuna espressione. Si avverte la dura realtà minerale, priva di qualsiasi pensiero, sentimento o volontà. Perdurando nell’ esperienza si tende ad addormentarsi nella monotonia, nel nulla.
Con la2°, ( do – re) comincia a baluginare una piccola luce, con un piccolo movimento; si avverte il mondo eterico, vegetale, ove fluttua una vita impersonale, oggettiva. Si è avvolti in un mondo puro, scevro di passioni, di istinti e di ambizioni.
Nella 3°, (do -mi) si avverte un accenno propulsivo di moto, accompagnato da un elemento di calore nell’anima: vita e sentimento. E’ il mondo astrale o animico. Si avverte nel minore una malinconia, nel maggiore un gaudio. E’ qualcosa che appartiene, egoistico.
Con la 4°, (do – fa) il movimento si congela, si cristallizza; si percepisce una sensazione di pura cristallina neutralità, che contemporaneamente ha in sè una sorta di volontà, pari ad un ” guardiano” che preclude o conduce all’accesso verso mondi più elevati: si sviluppa una forma. E’ il mondo dell’Io, della determinatezza superiore, ispirata da leggi superiori: è il ponte fra materia e spirito.
Molte musiche del passato si realizzavano entro lo stretto ambito della quarta, o 1°tetracordo.
Secondo tetracordo : sol la si do
Nell’esperienza della 5°, (do – sol) l’anima supera i limite della pelle e si sente muovere nello spazio direttamente circostante, si percepisce dal di fuori del suo corpo fisico. Essa si sente con un piede nella materia e con l’altro nel soprasensibile.
Con la 6°, ( do – la) l’anima avverte una sorta di donazione, di dedizione; è l’intervallo più dolce e soave. Ci si sente come effusi nel cosmo.
Nella 7°, (do – si) si sfiorano le porte del cielo, completamente “espirati” fuori di sè, verso il divino.
Nell’esperienza dell’ottava, ancora non di possibile sperimentazione per l’uomo, causa la sua non ancora maturata e completa evoluzione, l’anima avvertirà la completezza di sè: essa saprà di aver realizzato sè stessa.
IL DILUVIO UNIVERSALE E LA FINE DELLA TERRA
Il diluvio atlantideo avvenne nel 7.200 circa a.C.; la futura catastrofe che muterà l’aspetto della terra avverrà verso il 7.800 D.C.
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Dalle conferenze di Roberto Lupi: Firenze, aprile 1961
CORSO SUPERIORE DI STORIA DELLA MUSICA
Quando è sorta la musica sulla Terra?
I primi ritrovamenti archeologici ci vengono dal Tibet, da un’epoca remotissima; fu ritrovata una tibia con due fori, la quale era stata servita come un rudimentale flauto.
Poi furono trovate, lire e cetre.
Il seme della cultura, della conoscenza terrestre si è sviluppato contemporaneamente alla musica, nell’antichissimo Oriente, diversi millenni prima di Cristo.
Si può dire che, noi percepiamo dapprima manifestazioni sonore, prendendole dalla natura esteriore; il nostro orecchio raccoglie i rumori naturali quali vento, acqua, animali, ecc, ma ciò non è musica.
La musica è in realtà il coordinamento, il riordinamento fra di loro, dell’insieme di tali rumori che vengono convertiti in tono, lunghezza e intensità; la musica comincia a esistere nel momento in cui l’uomo, il quale è il solo in grado di farlo, cerca di trasmettere verso il mondo esterno, per necessità interiore, ciò che egli prova nella sua interiorità. La musica è la parola dell’uomo. La natura non riflette ad egli alcun elemento dal quale si possa attingere l’elemento musicale.
La musica come tale, cioè provvista di numero (tono), misura (lunghezza) e peso (intensità), non esiste, fuori nella natura: in essa abbiamo un risonanza di ciò, mai una vera e propria armonizzazione “logica” che è prettamente proprietà dell’uomo. Nei suoni della natura si manifesta uno spirito unitario, privo però di coscienza pensante umana; l’attività dell’io nell’uomo determina la nascita della musica.
LA SCALA PENTATONICA
La prima scala primordiale che l’uomo ha segnato sulla terra come primo indice di cultura è la scala pentatonica o pentafonica: sono state trovate tracce di tale scala in epoche remote nel Tibet, in Cina, in Scozia, fra i pellerossa, e nell’america del sud.
La scalaesatonale, che è più recente alla pentatonica, si trova solo in Asia e in Africa.
Quando l’uomo ha segnato la scala di 5 toni, non ha fatto altro che trasferire nel mondo sensibile ciò che in esso viveva come ricordo spirituale. Tale scala esprime in sè qualcosa che è distaccato dall’elemento fisico-sensibile.
Il continente dove si è generato il seme che ha dato origine a questa scala e allo sviluppo culturale di tutte le razze è l’Atlantide.
Il popolo atlantideo doveva, attraverso il ricordo, riportare l’elemento spirituale nella scala di cinque suoni musicali. La scala pentatonica è ciò che ci resta, quale ricordo, di una razza originaria primordiale, la quale è divenuta poi, distribuendosi sul pianeta, l’umanità attuale.
Perchè gli atlantidei generarono la scala pentatonica?
Essi trasposero, attraverso l’elemento musicale, l’esperienza passata nello spirituale dentro la fisicità; quando noi proviamo un’emozione, non ci è possibile tradurla in parole ad altri se non in modo blando, quasi come in una luce pallida e riflessa, rispetto quale fu la vera esperienza interiore: sappiamo che non è possibile rendere in modo vero ad un’altro individuo, l’idea di un emozione che abbiamo sperimentato.
Allo stesso modo, non esistendo parole, forme terrestri per descrivere quell’emozione che era ancora presente negli antichi atlantidei in modo reminescente, (come esperienza della contemplazione di entità spirituali e del loro mondo che era cessata da poco di conseguenza l’influsso luciferico) esse suscitarono attraverso la musica un qualcosa che era ciò di più affine alla sostanza dello spirito, insita nei loro ricordi emozionali spirituali.
La musica era un ché di simile alla natura dello spirito, la sola che potesse dare un’impressione verosimilmente uguale a ciò che divino essi avevano contemplato: essa recava in sè i segni e i colori dell’antica patria donde l’uomo era provenuto.
La scala pentatonica è un residuo fisico-sensibile di una grandissima esperienza spirituale, che l’uomo aveva vissuto prima di iniziare il suo cammino sulla terra; questo stare nell’universo, come spirito decaduto, apparve come risonanza nell’intervallo di quinta.
La musica era considerata, dai popoli originari, come una forma di religione: l’avvicinarsi alla musica era un vero e proprio atto sacro.
Essi avvertivano nelle note musicali, una sorta di risonanza dei pianeti, quale suono o tonica base di ogni singolo pianeta; la musica delle sfere è il risuonare dei pianeti, nella loro totalità. Per i cinesi ad es. la “Re” rappresentava la forza del sole: quando l’imperatore entrava nel tempio le trombe suonavano un Re. Le note avevano in sè un’essenza che assomigliava al pari di quell’emozione che essi avevano sperimentato, innanzi ai loro occhi chiaroveggenti, le entità divine: la nota “Re” ad es. era affine con ciò che essi provavano davanti ad un’entità solare: l’Essere Solare del “Re”.
La musica è nata per un bisogno di poter ricordare quel passato spirituale, per riempire quel vuoto generatosi con la perdita della visione veggente diretta.
LA MUSICA MODALE GRECA E LA NASCITA DEL PENSIERO LOGICO
Steiener dice che il sistema delle scale modali Greco fu donato dagli Dèi all’uomo, affinché nell’Occidente si potesse sviluppare il pensiero logico. E’ stata la musica a sviluppare il pensiero logico occidentale.
IL MISTERO DEL GOLGOTA APPORTATORE DELLA POLIFONIA
Il Cristo ha portato l’Amore, ossia l’armonia; dopo tale evento si sviluppò l’accordalità, quindi la possibilità di armonizzare con più note contemporanee in un solo tempo, la melodia. Accordarsi, significa anche “stare insieme”, mettersi d’accordo: l’accordo musicale è difatti una sorta di raggruppamento, di unione fra varie note, che si fondono insieme per fungere da campo di base per sostenere o supportare una base melodica. Da questo impulso Cristico che fa protendere verso la riunione, la riunificazione di tanti enti in uno solo, nacque la necessità interiore di voler cantare insieme, originando la polifonia. La polifonia vocale è possibile solo se vi sono un minimo di due o tre persone: difatti la voce singola umana è monofonica, non può da sola esprimere contemporaneamente se non un solo suono alla volta nel tempo. Da tale bisogno si esprime un embrione di ciò che potrà essere in futuro la ricerca dell’altro uomo, indispensabile per poter creare armonia, Amore.
Si può dire che i popoli latini hanno portato l’elemento dinamico animico della melodia; i popoli nordici invece l’elemento della forza del ritmo e della polifonia.
IL RITMO: Volere
Il ritmo è una forza plasmatrice: gli Dèi esprimono la loro Volontà tramite l’Io umano, nel ritmo. La Parola o Logos degli dèi, diviene ritmo nell’ Io umano.
Il ritmo è legato al veicolo del corpo eterico; nella musica esso non è più espressione del Sentire, ma piuttosto della Volontà. Dal cuore va alla periferia delle membra, per tramutare l’esperienza musicale in azione, in danza o movimento.
RISONANZA E SIGNIFICATO EURITMISTICO DELLE VOCALI
Nelle lettere antiche, indicanti le note musicali troviamo l’espressione delle 5 vocali:
UT (do antico) = U : ha un richiamo in noi stessi, rifugge le cose;
RE = E : è qualcosa che separa dal mondo esterno;
MI = I : è l’espressione dell’Io in tutte le lingue; (ich, I, io, Je)
FA = A : espressione della meraviglia;
SOL = O : sacrifica sè stessa per abbracciare il mondo.
Nel La e nel Si vengono ripetute la A e la I.
I popoli latini e greci usavano, per indicare la nomenclatura delle note con le lettere dell’alfabeto, iniziando con la lettera “A” per definire la nota “La”.
A = La
B = Si bemolle
C = Do
D = Re
E = Mi
F = Fa
G = Sol
H = Si naturale.
Le vocali hanno un carattere animico, melodico; le consonanti invece hanno un carattere ritmico e plasmatore.
LA TERZA MAGGIORE E MINORE : coscienza della propria anima
Essa è comparsa sulla Terra all’incirca nel 1.400 D.C.; essa agisce quale risvegliatrice della propria egoità; sperimentare la Terza è propriamente come dirsi: “In questa armonia che percepisco, io mi accorgo che vi è in essa un qualcosa che mi fa gioire o rattristare: questa musica mi penetra nel profondo, mi tocca personalmente e mi fa accorgere dell’esistenza di un mio mondo interiore che si attiva; io sento che vi è in me un’anima emotiva, che vibra.”
L’IMPORTANZA DELLA SCELTA DELLA TONALITA’ NELLE COMPOSIZIONI
I dodici semitoni o note cromatiche, rappresentano i dodici atteggiamenti dell’anima nell’uomo. Diversissima è un’armonia in Do, da un’armonia in Reb o Re# o Fa; Beethoven prescelse la tonalità di Fa per comporre la sinfonia “Pastorale”, perchè in tale tonalità si ha difatti una peculiarità ove l’ambiente avvolgentepastorale viene particolarmente esaltato. Chopin invece componeva in bemolle, perchè tali tonalità hanno la prerogativa di trasmettere delle ambientazioni più notturne.
I dodici apostoli rappresentano i dodici atteggiamenti dell’anima di Gesù Cristo; questi a loro volta sono collegati con i 12 segni dello Zodiaco.
LUCIFERO E GLI ARTISTI
Lucifero è quell’impulso che dona la possibilità dell’entusiasmo e dell’esaltazione; tutti gli artisti per essere tali, devono avere in sè istintivamente tale impulso luciferico: esso è indispensabile per dirigere un’orchestra, per comporre, o per suonare un brano.
Nel Faust Dio dice a Lucifero: “Io metto, quegli esseri come te vicino agli uomini, altrimenti questi non farebbero nulla, sarebbero come addormentati.”
Nell’uomo oltre alle forze luciferiche sono presenti anche quelle “delle tenebre” o arimaniche; quando l’uomo riesce a dominare e a guidare queste due forze presenti in lui, allora egli diventa il Genio, o anche l’Iniziato.
IL TIMBRO
Il timbro è la materia fisica del suono; è il veicolo che lo rende percepibile nel mondo della fisicità.
Beethoven disse che, “per comprendere la musica nella sua vera essenza bisogna conoscere prima il ritmo dello spirito.”
Dobbiamo educare il nostro spirito, per conoscere la realtà del mondo.