La vera innovazione che Steiner introdusse con la sua teoria del colore è la suddivisione dei colori in colori immagine e colori splendore. Steiner affermò che, attraverso questa nuova concezione del colore, l’arte si sarebbe innalzata al sentimento animico, avrebbe cioè raggiunto l’elevazione che, nell’arco del tempo, l’arte stessa aveva perduto inabbissandosi nel materialismo.
Steiner cominciò a spiegare i colori immagine partendo dal Verde. Qual’è il colore che più rappresenta un qualcosa nel mondo fenomenico? Quando noi pensiamo alla natura pensiamo al verde; pensando al verde immaginiamo quindi la pianta. La pianta è composta, in questa realtà, da un corpo fisico, minerale e un corpo vitale, l’eterico. La pianta come può manifestare il fatto di essere viva? Qual è l’elemento visivo che la contraddistingue dal minerale? È il suo essere verde. La pianta è verde perché è viva, perché oltre al corpo fisico possiede un corpo eterico. Il suo essere verde è quindi la manifestazione del suo essere viva. Se potesse parlare la pianta direbbe: “Come posso far vedere al mondo che sono viva, come posso manifestare il mio essere vitale e differenziarmi così dall’elemento minerale? Ho una peculiarità particolare che comprova al mondo che io sono viva?”. Ebbene la caratteristica che la pianta manifesta al mondo di essere viva è appunto il verde. Ma il verde non è la visione della sua vitalità, del suo corpo eterico, e la manifestazione dell’eterico, non è l’eterico ma una sorta di suo ritratto che si manifesta sul piano fisico. Il verde è la prova che all’interno della pianta c’è la vita, ma non è la visione della vita. Se non ci fosse la vita all’interno della pianta, la pianta stessa non sarebbe più verde, ma dapprima ingiallirebbe per diventare alla fine di un colore bruno. Quindi il verde manifesta che la pianta è effettivamente viva. Possiamo quindi affermare che la pianta usa il verde per far vedere al mondo che è viva, non mostra la vita, ma l’immagine della vita attraverso il corpo fisico.
Il verde quindi è l’immagine morta (minerale) della vita.
Ora prendiamo in considerazione un altro colore partendo da un altro concetto. Osserviamo l’incarnato umano, della razza occidentale, il cosiddetto Fior di Pesco. Il colore dell’incarnato dell’uomo, se sperimentato mentalmente può essere osservato solo dall’esterno. Dobbiamo invece chiederci come possiamo ottenere una coscienza di questo colore dall’interno. Per comprendere sé stesso, l’uomo deve sperimentare sé stesso attraverso il sentimento, attraverso il sentire che il suo essere è completamente permeato di anima, di sentimento e che questo sentimento in qualche modo deve manifestarsi all’esterno così come il verde lo fa nella pianta. Come fa quindi l’anima a manifestarsi nel mondo fenomenico? Cosa deve usare l’anima per manifestarsi al mondo? L’uomo deve comprendere che il mezzo per manifestare all’esterno i propri sentimenti, la propria anima è la sua stessa vitalità, deve quindi manifestare l’anima attraverso l’incarnato del suo volto. Per comprendere meglio questo concetto, Steiner fece l’esempio che un uomo di salute cagionevole ha il suo incarnato verdastro o pallido, perde vitalità e il perdere vitalità vuol dire che la nostra anima si sta ritirando in essa, non si manifesta più nel pieno della sua vitalità. Ritirandosi in sé l’anima non si manifesterà più nella sua piena vitalità all’esterno attraverso il volto; di conseguenza, il colore che la rappresenta, il Fior di Pesco di ritrarrà anche lui dal corpo dell’uomo lasciando il posto ad un colore verdognolo o pallido. “Ciò che nell’incarnato irradia verso l’esterno non è altro che l’uomo che si sperimenta come anima in sé”.
Possiamo quindi affermare che il Fior di Pesco è l’immagine vivente dell’Anima. Per quanto possiamo osservare il mondo esterno non potremo scegliere niente di meglio che l’incarnato umano come esempio migliore per rappresentare il fior di Pesco.
“Ciò che si presenta come incarnato umano possiamo raggiungerlo in pittura soltanto attraverso ogni possibile artificio, poiché quello che si presenta come incarnato umano è bensì immagine dell’elemento animico, ma esso stesso non è, e su ciò non può esservi alcun dubbio, esso stesso non è animico. È l’immagine vivente dell’anima. L’anima che sperimenta sé stessa, si sperimenta nell’incarnato. Esso non è morto come il verde delle piante; infatti, se l’uomo tira indietro l’anima, egli diventa verde, e allora arriva fino a ciò che è morto. Ma nell’incarnato vi è il vivente”.
Abbiamo ora sperimentato due colori, il verde l’immagine morta della vita e il Fior di pesco l’immagine vivente dell’anima.