Il colore ci dà la sensazione di avanzare o di allontanarsi. Se ci poniamo davanti al rosso, questo ci verrà incontro quasi ad assalirci, mentre se ci poniamo dinnanzi all’azzurro questo sembrerà allontanarsi da noi creando con il rosso la prospettiva cromatica.
Nella prospettiva spaziale se vogliamo disegnare qualcosa vicino a noi, lo disegneremo grande, se volessimo disegnarlo lontano, lo disegneremo piccolo.
Nella prospettiva cromatica le grandezze non hanno più un senso, se vogliamo disegnare un oggetto vicino lo disegneremo rosso, se vogliamo dipingere un oggetto lontano allora lo dipingeremo azzurro. Steiner affermava che se dipingiamo delle forme colorate queste non potrebbero rappresentarsi in quiete, ma le vedremmo volteggiare. “Attraverso il movimento interiore del colore, la forma si eleva al di sopra della quiete e il vortice del mondo, il vortice della spiritualità la pervade. Se voi date un colore ad una forma la vivificate con l’anima, date un’anima ad una figura morta”.
Non dobbiamo vivere il colore come un elemento legato alla gravità terrestre, ma lo dobbiamo pensare come ad un elemento libero di fluttuare nel mondo. In questo stato di coscienza, per avere la certezza che qualcosa sia reale gli diamo un peso, una misura ed una forma. Se qualcosa non ha un peso e una misura allora diventa un’illusione ottica.
Nel mondo del sogno, invece le cose non stanno esattamente così. Quando noi sogniamo gli oggetti non sono legati alla legge di gravità, non hanno né peso né misura. Così il colore può agire liberamente.
“Abbiamo una piccola nuvola rossa, circondata da un intenso alone giallo: allora non con il metro, ma in modo qualitativo, con il rosso che splende più intensamente, si misura il giallo più debole. In questo modo, non tenendo conto delle misure, il rosso dirà: mi devo allargare, devo diventare più ampio, allora anch’io diventerò giallo”.
Questo modo di osservare il mondo, nella nostra epoca ha cessato di esistere. Non abbiamo più la capacità di osservare il colore nel suo fluttuare. L’uomo antico dotato ancora di chiaroveggenza aveva ancora una visione del mondo legata allo spirituale. Egli osservava l’uomo non come corpo fisico ma come fulcro dell’universo dove tutti i colori convergevano. Questo tipo di visione era ancora percepibile nella pittura del ‘200 fino a Cimabue. Cimabue intesseva le figure umane all’interno di un fondo dorato. L’oro è il giallo splendore reso materico per potersi manifestare in terra. Cimabue con l’oro dipingeva il Cielo sceso in terra. Le figure che si trovano all’interno dell’oro divenivano loro stesse Spirituali. Le Icone russe sono l’esempio migliore per comprendere questo concetto di pittura. L’uomo, attraverso la pittura, dipingeva ciò che era rimasto in lui dell’antica chiaroveggenza. L’uomo ancora cercava di dipingere i mondi spirituali. Questa pittura era destinata a finire in quanto nell’uomo non esisteva più quella visione. Dopo Cimabue la visione fu proiettata all’esterno alla natura e con Giotto l’arte cominciò il suo percorso verso la scoperta dell’uomo del mondo esteriore. Questo tipo di pittura arrivò al suo massimo splendore con Raffaello. Raffaello è stato l’esponente di maggior spicco della pittura delle Madonne. La Madonna, in contrapposizione con l’icona che rappresenta la visione spirituale, era la visione della divinità all’interno della natura, l’uomo divenuto egoico, ricercatore del suo stesso essere.