03 Mag
Johannes Itten
Sfera dei colori in sette gradazioni luminose e dodici tonalità
1921, Zurigo Collezione A. Itten
Johannes Itten è una delle più forti personalità presenti al Bauhaus fin dalle sue origini.
Nasce a Südernlinden in Svizzera nel 1888, inizia la sua carriera come maestro elementare, frequenta l’accademia di Ginevra e di Stoccarda dove è allievo di Adolf Holzel.
Durante questo periodo apre una scuola privata a Vienna e frequenta il salotto di Alma Mahler, moglie di Gropius che lo invita ad insegnare al Bauhaus dove rimane fino al 1923.
Itten è uno dei più convinti sostenitori che l’arte nasca dall’anima dell’artista e che quindi non può essere insegnata, soltanto le tecniche ed i metodi di utilizzo dei vari materiali possono essere oggetto di studio e di approfondimenti.
Nell’ottobre del 1920 Gropius affida ad Itten l’incarico di organizzare il Vorkurs, il tirocinio obbligatorio per tutti gli studenti che vogliono entrare nel Bauhaus, e solo al termine del semestre il Consiglio dei Maestri decide sull’effettiva ammissione del candidato alla scuola e sul suo ingresso nei vari laboratori.
L’obiettivo del corso è quello di fornire agli studenti le basi tecniche e il pieno controllo delle caratteristiche dei materiali e dei colori.
Un altro aspetto a cui viene dedicata molta attenzione è il linguaggio delle forme: le linee curve sono utilizzate per dare il senso del movimento e della velocità; le rette danno invece la sensazione di stabilità e regolarità; i triangoli servono per sottolineare i punti critici o punti di forza. La disposizione di questi elementi geometrici sulla superficie pittorica guida lo sguardo dello spettatore e gli comunica dei messaggi, condizionando il suo stato d’animo e il suo giudizio. Itten dà inoltre molta importanza alla teoria dei contrasti (di forme, di luci, di colori, di materiali), convinto che questi siano alla base di un’ arte dinamica e in continuo divenire. Infine egli consiglia di studiare la natura, vista come una fonte inesauribile di ispirazione, per la sua estrema versatilità e la sua incessante capacità di creare nuove forme e nuovi modelli.
Il metodo di lavoro di Itten ha come punto di partenza quello di liberare le energie creative insite in ogni studente e sbloccare in lui ogni freno fisico e psicologico che ostacoli la sua libertà espressiva. Per questo motivo fa precedere alle lezioni vere e proprie una serie di esercizi fisici per le braccia e le gambe, uniti ad altri esercizi di concentrazione, respirazione e rilassamento, per creare un tutt’uno fluido e dinamico tra il corpo e la mente.
In una lettera alla moglie del 1921 Klee le racconta i metodi a dir poco originali con cui Itten mostra ai suoi allievi come concentrare le proprie energie fisiche e psichiche sul gesto pittorico, sulla trasformazione del pensiero in azione, sulla necessità di un assoluto controllo dei propri muscoli, affinché possano trasformare con assoluta precisione il pensiero in segno grafico sulla superficie pittorica o sul materiale con cui si sta lavorando. Altrettanto interessante è la testimonianza di Oskar Schlemmer che, in una lettera a un amico del maggio del 1921, racconta gli aspetti del modo del tutto particolare con cui Itten si confronta con i grandi maestri del passato: durante una lezione egli stimola un gruppo di allievi a cercare l’essenza in un celebre dipinto di Mathis Griinewald raffigurante La crocifissione (1512-1516, Colmar, Musée d’Unterlinden), per concludere che l’unico atteggiamento a suo parere corretto non è quello di cercare di disegnare qualcosa, ma di rimanere seduti di fronte al quadro e piangere su quella sublime rappresentazione del dolore e della sofferenza.
L’esempio migliore degli anni trascorsi da Itten al Bauhaus è la Torre del fuoco, realizzata nel 1921 e andata distrutta negli anni trenta, sintesi ardita ed estrema di architettura, pittura e scultura. Dopo questa esperienza Itten fonda un’ altra scuola a Berlino, attiva fino al 1934; poi, a causa delle persecuzioni naziste, ripara ad Amsterdam e Zurigo, dove dirige la Scuola e il Museo di arte applicata fino al 1953 e prosegue le sue ricerche sulle teorie della didattica dell’arte fino alla morte, avvenuta nel 1967.
Brano tratto da “La storia dell’arte” vol. 17 autore Gabriele Crepaldi – Electa