Parlando del Bianco e del Nero spesso si fa riferimento a due colori non colori, al concetto di luce e tenebra, l’uno complementare all’altro. Il Bianco e il Nero sono due colori come gli altri? Per secoli si è dibattuto su questo argomento arrivando a soluzioni spesso interessanti. Nel concetto di cromofobia, il Bianco e Nero vengono presi come contrapposizione ai colori, come elementi di primaria importanza, insieme alla forma, per arrivare all’essenzializzazione e minimalizzazione del pensiero in contrapposizione all’elemento emotivo-sensibile che il colore porta in sé. Nella storia il Nero è visto come tenebra, elemento di inizio e di fine di tutte le cose, dal quale tutto nasce e nel quale tutto ritorna; mentre il bianco, la cosiddetta luce, è quell’elemento che si frappone tra la nascita e il ritorno. Steiner afferma che “il nero è l’immagine spirituale dell’elemento morto”, mentre il bianco è “l’immagine animica dello Spirito”. Come potete notare nel Bianco e nel Nero lo Spirito è presente ma con due differenti ruoli: come proiettore e come ombra. Il bianco ed il Nero non sono lo Spirito ma due diversi punti di vista nei quali lo Spirito si manifesta. Qual’è il primo elemento che dobbiamo osservare su ciò che Steiner ha affermato riguardo il Bianco e il Nero? Cosa si cela dietro questi colori? Qual’è la loro importanza nel mondo dei colori? Cercando di comprendere quello che Steiner affermava e andando al di là delle sue conclusioni, possiamo osservare un elemento importante che si trova oltre questi due colori ma che, attraverso questo, essi possono manifestarsi sulla terra. Questo elemento è l’Anima nel suo duplice aspetto. Quando Steiner parla del Bianco come l’immagine Animica dello Spirito, fa sicuramente riferimento alla parte dell’Anima direttamente connessa allo Spirito, mentre quando parla di nero parla di questo come l’immagine spirituale dell’elemento Morto. Cos’è veramente l’immagine spirituale dell’elemento morto? Dov’è quel luogo all’interno dell’uomo dove solo lo Spirito può entrare senza essere inglobato? È il mondo dell’ego. L’Ego dove si colloca, in quale parte di noi risiede? Anche lui nell’anima. Vedete dunque che sia il bianco che il nero hanno ora due similitudini: lo Spirito e l’Anima. Allora cos’è che rende questi due colori così contrapposti? È un nuovo elemento, un elemento causa della differenziazione del Bianco e del Nero. Questo elemento, per far sì che la Luce-Spirito possa rendersi visibile, deve per forza essere un elemento torbido, un elemento che, se illuminato, diventa visibile al mondo. Questo elemento torbido è l’anima stessa. Questa non può essere invisibile perché vive nel sentimento, e il sentimento deve essere un elemento “visibile al mondo”. Quando l’anima si affida allo Spirito allora rende manifesto il bianco, l’immagine animica dello Spirito, quando deve scorgere l’ego, manifesta se stessa con le tenebre, l’immagine spirituale dell’elemento morto. Sia le tenebre che la luce non sono l’anima stessa e nemmeno lo Spirito; l’elemento anima-torbido è quell’elemento che ci permette di poter osservare, attraverso il bianco-luce le virtù e attraverso il nero-tenebra. Sono punti di vista donati da Dio all’anima, in modo tale che attraverso essa possiamo osservarci. Lo spirito, quindi, è presente sia nel nero che nel bianco con ruoli differenti, ma è sempre presente in essi. Ecco perché Steiner affermava che le tenebre rappresentano la volontà come proiezione futura e la luce, il pensiero, la manifestazione presente del passato. Quando entriamo nelle tenebre lo facciamo con la volontà di osservare e di portare la sanazione nell’anima, avendo la possibilità di osservare gli ego, proprio attraverso le tenebre volontà. Quando invece ci proiettiamo nella luce, entriamo in risonanza con il passato, attraverso il pensiero intuitivo, osserviamo nel presente i frutti del passato e, se questi frutti sono virtù, li possiamo osservare solo attraverso la luce.
Possiamo quindi affermare che: il Nero è l’elemento animico attraverso il quale, per mezzo della volontà, lo Spirito ci permette di osservare l’ego, come lavoro da svolgere nel presente, per proiettarci verso il futuro; il bianco è quell’elemento animico attraverso il quale, per mezzo del pensiero buddhico, lo spirito ci fa osservare le virtù come realtà presente di un lavoro passato.
Quando l’anima sarà completamente sanata, allora sia il bianco che il nero ritorneranno a Dio per manifestarsi all’uomo con ruoli differenti, come elementi di osservazione per la sanzione prima del corpo eterico e poi del corpo fisico. A questo punto tutti i colori avranno assolto il loro compito e torneranno tutti nel Mondo della Legge del Colore per una loro nuova, futura missione.
Avendo compreso ora il vero significato del bianco e del nero, possiamo affrontare nuovamente, con un diverso punto di vista la questione dei pastello. Comunemente diciamo che i pastello sono dei colori delicati, “sfumature” dei colori “pieni”. Perché li osserviamo in questo modo? Da quale punto di vista li osserviamo? Qui ritorna il concetto dell’elemento torbido. Cerchiamo di andare oltre la visione comune che abbiamo dei pastello. Immaginiamo i pastello nella loro vera essenza, ossia prima condensazione fluttuante delle virtù. Come primo elemento condensato della virtù o luce, se osservati dal sentimento, potremo sentirne la loro vera essenza fluttuante. Vedremo la loro trasparenza. Il pastello non è un colore sfumato, è un elemento trasparente. La potenza dei pastello si manifesta della loro purezza trasparente. Per manifestare sé stessi come elementi puri possono farlo solamente attraverso la trasparenza, perché nella trasparenza si manifesta la Verità. Nell’uomo comune, questo concetto si è perso. Non abbiamo più la capacità di osservare noi stessi, attraverso il sentimento, come centro dell’universo dove tutti i colori convergono rendendo il corpo dell’uomo immagine dell’Universo stesso. Non riusciamo più a vedere i colori nel loro divino fluttuare come elementi non legati alla gravità. Per poter vedere i colori, l’uomo non risvegliato deve necessariamente osservare la realtà esterna e nella realtà esterna, nella natura, i colori perdono il loro sentimento fluttuante divenendo schiavi della gravità con la conseguenza di fissarsi sugli oggetti. Hanno bisogno quindi dell’elemento torbido per essere visti. Nei pastello, se questo elemento torbido è bianco, allora essi ci appariranno come dei colori delicati, i pastelli che conosciamo; se l’elemento torbido è la tenebra, allora i pastelli appariranno come dei colori scuri, privi di luminosità. Qui deve subentrare la visione del colore come azione morale del sentimento che ci lega a Dio.
Dobbiamo risvegliare in noi la capacità di osservare i colori attraverso il sentimento, la moralità che essi manifestano. Osservare i pastello nella loro trasparenza ci porterà a risvegliare in noi un nuovo concetto d’Arte attraverso la quale manifestare la divinità che è in noi. Dobbiamo vivere i colori esclusivamente per la loro essenza privi di giudizio, impariamo a sentirne il sentimento, il movimento, l’odore, il suono; solo così potremo permettere ai colori di manifestare sulla terra, attraverso di noi, le loro virtù. È importante comprendere questo concetto del rapporto tra Bianco e Nero e gli altri colori. Portando questo concetto all’arte, questa si eleverà ad uno stato di coscienza superiore e l’arte potrà manifestare veramente Dio.