Proverò a parlarvi di Uriel e, semmai esiste, porgo sommessamente le mie scuse a chi di Lui intese, intende e tramanda altro, perchè molto dell’esatta descrizione di quest’Essere – a mio avviso – è stata strumentalmente alterata e contorta, un po’ come quanto messo in circolazione sul conto di Yblis.
Leggo una sua descrizione che lo vuole il quarto Arcangelo dopo Michele, Gabriel e Raffaele; sì certo…ma Michele, Gabriele e Raffaele sono in ordine il primo, il (la) seconda e il terzo? e dopo chi?
Chi è lo zero? Perchè è spontaneo quanto mai logico porsi questa domanda: Chi è il numero ZERO in questa fantasiosa graduatoria? Rimandiamo ad altra Nota…
Fatto sta, che Uriel è spesso chiamato Cherubino; di là delle classificazioni, Uriel è il controllore… per questo si tramanda che egli controllò che sulle porte d’Egitto vi fosse il sangue d’agnello (e bravo Bruno!Hai parlato d’Egitto…eccotelo!).
Parecchio significativo è il seguente aneddoto storico su tale Angelo: nel 745 papa Zaccaria, in un sinodo diocesano, condannò e sospese l’arcivescovo Adalberto di Magdeburgo. Costui era accusato di compiere opere di magia tramite l’invocazione di angeli, e si riteneva che fosse aiutato da Uriel per produrre grandi fenomeni.In particolare, il motivo della condanna risiedeva in una preghiera “miracolosa”, composta da Adalberto, che, accanto ai nomi già noti di Michele, Gabriele, Raffaele e Uriel, includeva nomi di angeli “sospetti”: Raguel, Tubuel, Ineas, Tubuas, Sabaoc, Siniel. Negli atti del sinodo si ribadiva che nelle Sacre Scritture sono resi noti soltanto tre nomi di angeli: dunque, si riteneva che gli altri angeli invocati nella preghiera di Adalberto fossero autentici demoni. Le preghiere da lui composte furono accuratamente cancellate e Uriel fu fatto oggetto di un’attenta inquisizione.
Alla fine, la Chiesa decise che esistevano due Uriel: uno era l’immacolato compagno di Adamo di prima e dopo la caduta (mi son sempre domandata chi fosse in Spirito il primo uomo caduto, o meglio “disceso”, forse il solito dai mille volti Yblis?), Adamo che narrano le tradizioni millenarie fu proprio sepolto da Uriel in persona (un trattamento davvero fraterno direi); l’altro era un demone perfido, impenitente, che aveva acconsentito alle richieste del vescovo-mago Adalberto. Cosa questa che costrinse Papa Clemente III, sicuramente molto dispiaciuto, ad ordinare – ovviamente, tengo a sottolineare! – di rimuovere dalle chiese le immagini di Uriel.
Ma era prevedibile del resto: Uriel è un rivoluzionario, un anticonformista, un artista, un concreto con l’ansia di far sempre bene, un temerario, delle volte anche troppo, sempre pronto ad andare oltre il proprio limite (difficile da credere, ma anche gli Angeli hanno i propri “limiti” che non corrispondono ovviamente a quelli che gli umani si rappresentano in terra).
Uriel è un eretico, nel senso etimologico del termine: sceglie, e non torna indietro, ma resta silenzioso, si esprime poco, piuttosto porta avanti i messaggi altrui.
In Oriente ebbe più fortuna: alcune Chiese orientali resero un culto ad Uriel, il cui nome significherebbe Dio è la mia Luce. Lì, dove le decisioni romane non avevano affatto corso, il suo culto si è mantenuto fino alla riforma liturgica del XVII secolo: “Custodisci, Signore, il Tuo Popolo, attraverso le preghiere dei più grandi tra i Tuoi angeli, e lo splendore di Michele, di Gabriele, di Raffaele e di Uriel, e dei tre spiriti non incarnati”.
E’ vero che alcuni Padri e Dottori della Chiesa gli riconoscevano, prima del fatidico decreto romano, una reale legittimità. Così Ambrogio di Milano, la cui cattedrale -come altri santuari – pose i suoi campanili sotto la protezione dei quattro arcangeli, essendo il quarto Uriel. Così, Isidoro di Siviglia vedeva in quest’ultimo l’angelo chi trattenne il braccio di Abramo vicino all’immolare il suo unico figlio Isacco, e chi rivelò a Mosé la trascendenza di Dio nel roveto ardente.
Ma è risaputo che gli Angeli non vanno nominati: “Non cercare di conoscere i nostri nomi, poiché i nomi degli angeli sono raramente espressi sulla terra” o per chi volesse aderire alla tradizione di Santa romana Chiesa “ è da condannare ogni tentativo di conoscere i nomi degli angeli, non solamente perché questa indiscrezione non si accorda col rispetto dovuto al mistero del mondo soprannaturale, ma anche perché essa è suscettibile di trascinare gravi deviazioni della fede e di provocare seri disordini psicologici presso i curiosi, tanto è vero che il demonio è capace di mascherarsi da angelo di luce per perdere e turbare le anime”.
03 Mag